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28 Feb 09:08

Il meme della settimana: le linee misteriose dei Joy Division

by Paolo Attivissimo
Deliomu

bella storia. e la morale è: gli scienziati dovrebbero ascoltare di piú i joy division.

È un'immagine molto diffusa e affascinante nella sua enigmaticità: una serie di linee orizzontali bianche su sfondo nero che s'innalzano nella zona centrale, formando l'illusione di una catena montuosa o di strati successivi di ...qualcosa. Ma cos'è? Se lo chiede, per esempio, la T-shirt mostrata qui accanto, riprendendo una domanda frequente degli internauti. Come tanti memi, anche questo s'incontra un po' dappertutto ma spesso non se ne conosce il significato o l'origine.

Si tratta della copertina del primo album della band britannica Joy Division, intitolato Unknown Pleasures (“piaceri sconosciuti”) e uscito nel 1979. Il disco (all'epoca la musica era distribuita su supporti circolari analogici di vinile) è considerato uno dei più influenti del periodo e del genere post-punk.

Si sapeva da tempo che la copertina era opera di Peter Saville e che le linee rappresentano gli impulsi radio di una stella molto particolare: la prima pulsar mai scoperta, denominata CP1919 e individuata nel 1967. La regolarità straordinaria dei suoi segnali radio fece pensare inizialmente che si trattasse di un radiofaro extraterrestre. Saville prese l'immagine dalla Cambridge Encyclopaedia of Astronomy del 1977, ma la Encyclopaedia da dove l'aveva presa? Questo era il mistero.

La copertina di Unknown Pleasures su vinile.
 "Unknown Pleasures Joy Division LP sleeve" by Source (WP:NFCC#4).
Licensed under Fair use via Wikipedia.

L'origine dell'immagine della copertina è rimasta sconosciuta fino a poco tempo fa, quando è stata identificata da Jen Christiansen di Scientific American, che ha sfogliato ossessivamente le pubblicazioni astronomiche dell'epoca e alla fine ha trovato una tesi di dottorato, intitolata Radio Observations of the Pulse Profiles and Dispersion Measures of Twelve Pulsars, scritta nel 1970 da un certo Harold D. Craft. In quella tesi c'era l'immagine in questione, mostrata qui accanto e generata già allora tramite computer per cercare di far emergere visivamente eventuali schemi ricorrenti.

L'autore per tutti questi anni era rimasto all'oscuro della popolarità del suo grafico. Tutta la vicenda, con dettagli sulla tecnologia dell'epoca e sulla genesi di una delle più eleganti visualizzazioni di dati scientifici, è qui su Scientific American.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
24 Aug 21:17

Un giornalista americano sequestrato due anni fa in Siria da un gruppo vicino ad Al Qaida è stato liberato

by Ilpost
15 Jul 11:57

Your Next Work Computer Might be a Chromebook

There was a time when the business world was dominated by Windows laptops, but that's quickly changing. And with businesses looking for alternatives to Windows and OS X-based laptops, the Chromebook h...
31 Jan 06:12

Boldrini sulla rissa: «È pericoloso che si ricorra alla violenza tutte le volte in cui non si è d’accordo»

by Antonio Russo

Giovedì 30 gennaio la presidente della Camera Laura Boldrini ha diffuso una dichiarazione ufficiale in merito alle forti contestazioni, anche violente, seguite all’utilizzo dello strumento parlamentare della “ghigliottina” per interrompere, nel tardo pomeriggio di mercoledì 30, l’ostruzionismo del M5S e

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28 Jan 12:09

L’estasi del bosco

by Giulia Ticozzi

Bellissime foreste e boschi diventano metafora di fuga dal caos e dal rumore della città contemporanea

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21 Jan 14:58

L'orgoglio e la rabbia

by Marco Cattaneo

Il 14 gennaio lo European Research Council annunciava con un comunicato stampa l'assegnazione di 312 ERC Consolidator Grants 2013. Si tratta di fondi di ricerca attribuiti a scienziati nel pieno della loro carriera per progetti piuttosto onerosi. Si arriva a un finanziamento massimo di 2,75 milioni di euro, per una media di 1,84. E un totale di 575 milioni di euro di finanziamento.

Numeri da brividi. Come già ha fatto notare Sylvie Coyaud, 575 milioni di euro sono una cifra vertiginosa, rispetto agli 0 euro (zero) stanziati nel 2014 per i Progetti di ricerca di interesse nazionale, i PRIN. E questa è già una notizia. Evidentemente non esistono progetti di ricerca di interesse nazionale. O, meglio, la ricerca in sé non è di interesse nazionale.

Eppure questo paese fino a oggi ha sfornato scienziati bravi e ostinati. Che non trovando fondi in patria li cercano all'estero. Così, dei 312 grant assegnati su quasi 3700 domande presentate (già questo indica l'eccellenza dei vincitori), 46 sono andati a ricercatori italiani. Quarantasei. Il 15 per cento, o giù di lì.
C'è di che essere orgogliosi.

Se poi si guarda al grafico delle borse assegnate per nazionalità dei candidati, c'è da fare i salti mortali.

erc-cog-nationalities

La Germania ci supera di appena due grant. Francia e Regno Unito sono molto più indietro. Un risultato eccezionale, considerando il numero assoluto di ricercatori dei quattro paesi. Un risultato che certifica l'eccellenza della nostra scienza, senza se e senza ma. Una roba che, fossi ministro, premier, leader politico di qualsiasi schieramento, mi segnerei con un nodo al fazzoletto: oltre alla moda, al design, ai prodotti tipici, insomma, oltre a tutti quei settori che ogni giorno sentiamo celebrare fino alla nausea, in Italia c'è una risorsa pazzesca. È la ricerca scientifica.
Peché quei 46 grant (complessivamente un centinaio di milioni di euro, o giù di lì) non è che se li intasca lo scienziato. Li usa. Ci fa ricerca e la fa fare ai suoi allievi, crea un indotto che, potenzialmente s'intende, può persino portare a innovazione tecnologica e, pensa, a nuovi prodotti, nuovo lavoro, nuova economia.

Quarantasei grant sono uno di quei sogni, a fare il ministro della ricerca, da svegliarsi tutti sudati nel cuore della notte e, increduli, darsi pizzicotti alle guance per convincersi di essere svegli.

E infatti. Perché i grant italiani sono 46, ma in Italia ne arriveranno solo 20. Ecco, i soliti trucchetti dell'Europa che ci affama. Le sanguisughe di Bruxelles. I tedeschi che ci soffocano.

No, niente di tutto questo. È solo la sacrosanta ricompensa della nostra cialtronaggine. Il de profundis del "sistema paese", come lo chiamano quelli che la sanno lunga.

Il grafici successivi messi a disposizione dall'ERC lo spiegano fin troppo bene. Il primo mostra dove i ricercatori di ogni nazionalità condurranno le ricerche con i fondi messi a disposizione.

abroad

E mentre francesi e britannici se ne staranno in prevalenza al loro paese, 15 tedeschi su 48 lavoreranno all'estero. E noi? Noi peggio: 26 scienziati italiani su 46 porteranno i loro due milioni di euro, con tutto ciò che ne consegue, fuori dall'Italia. Fanno 50 milioni, in tutto, che generosamente regaliamo ai ricchi, più i 500.000 euro a testa che è costata la loro formazione. In tempi di crisi nera, una dannata emorragia.
A parziale consolazione, si dirà, anche i tedeschi se ne vanno. E giù a massacrare la Merkel. Ma non è così.

Il perché lo spiega il terzo grafico. L'ultimo, giuro, perché poi l'incazzatura arriva a vette inesplorate.

paesi

Qui si vede dove i vincitori dei grant condurranno le loro ricerche. E se gli inglesi hanno vinto un terno al lotto (il numero dei fondi investiti nel Regno Unito sarà esattamente il doppio dei grant vinti dai britannici), i tedeschi si riportano quasi in pari, con 43 grant. Pochi meno dei 48 assegnati a ricercatori tedeschi.

E noi? [di nuovo con 'ste domande…] Sì, noi rimaniamo fermi a venti. Di cui 19 sono fondi assegnati a ricercatori italiani che lavorano già in Italia, e uno, uno solo a un ricercatore che, presumibilmente, rientrerà dall'estero. Nessuno dei ricercatori di nazionalità diversa da quella italiana userà i suoi fondi per fare ricerca in Italia. Nemmeno da Malta, per dire.

Prima di andare a misurarmi la pressione, vi lascio con la frase che la senatrice a vita Elena Cattaneo ha recentemente scritto nella sua lettera aperta a Enrico Letta e Giorgio Napolitano.

Così il paese muore.

13 Nov 10:00

La regione Piemonte e l’agricoltura olistica

by query

Riprendiamo qui di seguito un’inchiesta del coordinamento CICAP Cuneo riguardo ai finanziamenti pubblici alla biodinamica. Per chi volesse approfondire l’argomento, consigliamo invece questa conferenza di Dario Bressanini.

Il settore agricolo è sostenuto da aiuti pubblici attraverso diversi strumenti, tra i quali uno dei principali è il Piano di Sviluppo Rurale (PSR), con cui i fondi dell’unione europea vengono distribuiti dalle regioni ai beneficiari finali.

Per quanto riguarda la regione Piemonte, uno dei campi di sostegno è il finanziamento di corsi di formazione (Misura 111.1A) e di altri strumenti informativi (Misura 111.1B) inerenti l’agricoltura, con l’obiettivo di “migliorare le competenze e le capacità tecniche e imprenditoriali” e “diffondere le conoscenze scientifiche e le pratiche innovative” nei campi del cambiamento climatico, della gestione delle risorse idriche e della biodiversità. Diffondere le conoscenze scientifiche, sottolineiamo.

Nell’ambito di questa misura del PSR vediamo invece il proliferare di corsi di formazione esplicitamente rivolti all’insegnamento dell’agricoltura biodinamica (da non confondere con l’agricoltura biologica sensu lato): un “approccio olistico” all’agricoltura basato sugli insegnamenti del filosofo Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia.

In questo ambito la parte del leone è svolta da AgriBio, un’associazione di produttori e consumatori che opera nel settore dell’agricoltura biologica e biodinamica.

Dalle delibere pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte (296/2009; 468/2010; 91/2011; 1069/2011; 806/2012; 224/2013) risulta che nell’ambito della misura 111.1 del PSR 2007-2013 le risorse destinate a questo ente di formazione sono state pari a 296 000 euro per la sottoazione A (Formazione degli imprenditori e addetti dei settori agricolo ed alimentare) e 486 400 per la sottoazione B (Informazione nel settore agricolo), per un totale di 782 400 euro. Di questi quasi 400 000 negli ultimi 18 mesi, con un’impennata verticale degli investimenti.

Nell’ultimo anno abbiamo contato almeno una decina di corsi AgriBio, in diverse località del Piemonte. I titoli delle lezioni sono già esplicativi. Nel corso svolto a Cuccaro (AL), ad esempio, si parla di ‘”Astronomia e astrologia nei cereali”, “Gli influssi della luna” e “Lo zodiaco”, a Mondovì (CN) e Castellinaldo (CN) dell’uso di cornoletame e cornosilice (due preparati biodinamici che vengono aggiunti al letame, basati sul principio secondo cui il corno di mucca concentrerebbe le energie astrali), a Dronero (CN) di “Uso delle ceneri per la difesa dai parassiti” e di “Astrologia ed astronomia per il calendario delle semine”, mentre a Briona (NO) un corso sulla corretta gestione delle risorse idriche è diventato un’occasione per approfondire “La dinamizzazione in acqua dei preparati biodinamici” (una pratica affine alla dinamizzazione dei rimedi omeopatici).

L’ente di formazione accreditato dalla regione, AgriBio, ha anche una newsletter, dove tra un articolo sulle scie chimiche e un altro sui governi occulti vengono approfondite le basi teoriche dell’agricoltura biodinamica.

Un esempio significativo: l’innovativa pratica di contrastare le infestazioni bruciando un parassita e spargendone le ceneri trae le sue basi scientifiche dalle seguenti considerazioni:

In natura, il processo d’incenerimento può essere visto come un’astralizzazione, quindi possiamo vedere un fuoco carico di forze cosmiche che nella giusta congiunzione astrale può caricarsi di forze contrarie alla vita, la cenere così ottenuta sarà carica di antivita specifica per la specie che abbiamo calcinato.

Non mancano infine i riferimenti bibliografici alla letteratura scientifica, tra cui si riporta l’esperienza di tali Peter ed Eileen Caddy “che si ritrovano su una roulotte al nord della Scozia e ‘per caso’ iniziano a comunicare con gli gnomi” i quali insegnarono loro a coltivare la terra e a non fidarsi di tutti quegli inutili libri.

Anche perché, secondo il presidente di AgriBio Ivo Bertaina,

non si capisce a fondo l’agricoltura biodinamica se non si comprende a fondo il loro essenziale compito: solo comprendendo la natura degli esseri elementari si può capire a fondo a cosa servano veramente e cosa siano veramente i preparati biodinamici!

Non procederemo oltre. Chiunque è in grado di farsi un’idea propria della scientificità di queste affermazioni, eventualmente approfondendo su internet (per esempio qui o qui).

Le pubblica amministrazione non si limita a finanziare i corsi di formazione AgriBio: nell’ambito della sottoazione B lo stesso ente formativo ottiene finanziamenti molto consistenti per l’apertura di Sportelli Informativi di consultazione gratuita dove “gli utenti potranno rivolgersi a personale tecnico qualificato per ottenere informazioni e aggiornamenti tecnico-gestionali, normativi etc, nonché reperire materiale divulgativo.” Per chi non può chiedere direttamente agli gnomi, immaginiamo.

L’agricoltura biodinamica si basa prevalentemente su una visione mistica e spirituale del mondo e non su osservazioni concrete e oggettive. Le prove della sua efficacia al momento non sono sufficienti, sia dal punto di vista della quantità che della qualità (metodo scientifico e sperimentazioni rigorose) e per questo motivo l’agricoltura biodinamica non trova credito da parte della comunità scientifica e della maggior parte degli addetti ai lavori.

Per quanto ci riguarda, non c’è nessun problema se un agricoltore decide di utilizzare la biodinamica nel proprio terreno, o se un ente di formazione decide di organizzare un corso sull’argomento. Ma non è giusto farlo con i soldi pubblici, che andrebbero invece destinati alla diffusione di pratiche condivise e con un’efficacia accertata. A maggior ragione nell’ambito di una misura che si propone esplicitamente l’obiettivo di diffondere le conoscenze scientifiche tra gli operatori del settore.

Immagine: Preparazione del cornoletame, da WikimediaCommons, licenza CC A-SA 2.0 Generic

23 Oct 13:06

Breve storia del sangue finto

by antoven

Tutti almeno una volta nella vita, guardando un film, durante una scena particolarmente cruda o violenta, ci siamo domandati cosa fosse in realtà il sangue che vedevamo sullo schermo: salsa di pomodoro? Ketchup? Marmellata? Approfittando dell’avvicinarsi di Halloween e dell’uscita nelle sale statunitensi di Lo sguardo di Satana – Carrie (remake del film del 1976 diretto da Brian De Palma basato sull’omonimo romanzo di Stephen King, che contiene una delle scene “di sangue” più famose della storia del cinema: la protagonista al ballo della scuola completamente ricoperta di sangue di maiale) Forrest Wickman di Slate ha tracciato una breve e interessante storia di uno degli elementi più utilizzati da sempre nel teatro e nel cinema, soprattutto quello di genere horror, ma anche nei gialli, nei polizieschi, nei western: il sangue finto.

Nei film in bianco e nero l’uso del sangue finto era consentito a tutti, dato che le linee guida di censura del Codice Hays (una serie di norme che dagli anni Trenta al 1967 governarono e limitarono la produzione di cinema negli Stati Uniti) lo permettevano: i registi allora usavano sciroppo di cioccolato, che aveva una consistenza simile a quella del sangue vero ed era adatto a rendere al meglio il contrasto tra bianco e nero. Lo sciroppo di cioccolato fu utilizzato come sangue finto per moltissimi anni, mentre cambiarono soltanto le modalità di utilizzo: in Psycho di Alfred Hitchcock (1960) venne utilizzata la nuova bottiglia di plastica a pressione della Shasta (mentre prima veniva utilizzato lo sciroppo Hershey), con cui era molto più comodo creare effetti secondo il supervisore al trucco del film Jack Barron.

Con i film a colori le cose cambiarono: lo sciroppo di cioccolato era troppo scuro (dato che era tendente al viola) e denso per apparire verosimile, così vennero sperimentate nuove ricette. Tra gli anni Sessanta e Settanta un farmacista inglese in pensione, John Tinegate, sperimentò una nuova formula per il sangue finto che da allora iniziò a chiamarsi Kensington Gore ed è ancora oggi la ricetta più semplice ed economica per realizzare il sangue finto: sciroppo di mais e colorante alimentare rosso. È lo stesso tipo di sangue che utilizzò Kubrick durante la scena del fiume di sangue che esce dalla porta dell’ascensore in Shining (diverse migliaia di litri di Kensington Gore, solo per quella scena).

Ma l’uomo che rivoluzionò l’uso del sangue finto nel cinema fu il truccatore statunitense Dick Smith – ancora oggi nei workshop di trucco ed effetti speciali viene insegnata la sua formula per il sangue finto, economica ed efficace allo stesso tempo – che lavorò per film “sanguinolenti” come Il Padrino (1972), L’esorcista (1973) e Taxi Driver (1976). Dick Smith aggiunse allo sciroppo di mais e al colorante alimentare il metilparaben (che serviva come conservante per le scene più lunghe) e la soluzione Kodak Photo-Flo, un liquido velenoso usato nello sviluppo fotografico, per assicurare che il sangue scorresse sulla pelle e bagnasse i tessuti, come quello vero.

E infatti il nuovo sangue si dimostrò un po’ troppo realistico: la Motion Picture Association of America (MPAA), l’organizzazione americana dei produttori cinematografici, minacciò di dare a Taxi Driver di Martin Scorsese il rating “X”, ovvero di vietarlo ai minori di 17 anni, per la sequenza finale della sparatoria. La Columbia Pictures disse a Scorsese di ritoccare il finale affinché ottenesse il rating R (vietato ai minori di 17 anni non accompagnati dai genitori), altrimenti ci avrebbero pensato loro. Scorsese trovò una soluzione: per rendere il sangue meno realistico desaturò il colore fino a che assunse una tonalità seppia, tendente al marrone. Secondo Scorsese il nuovo sangue era ancora più inquietante dell’originale, ma la MPAA non la pensò così e diede al film il rating R.

Oggi ci sono decine di ricette diverse per il sangue finto da usare a teatro e nel cinema, ma anche per i trucchi di Halloween o un semplice scherzo (e moltissime si trovano facilmente online), anche se per la maggior parte sono semplici variazioni della formula di Dick Smith. Per il sangue commestibile, essenziale nelle scene di sanguinamento dalla bocca, ci sono diverse ricette tra cui quella del sangue al cioccolato o del sangue al burro di arachidi.

I diversi tipi di sangue finto utilizzati oggi (anche se molti ricorrono agli effetti speciali in digitale) vengono selezionati in base alla luce, alla resistenza all’umidità, al fatto che si tratti di sangue arterioso (più chiaro) o venoso (più scuro) e allo stile del regista. Un maestro della rappresentazione della violenza come Quentin Tarantino utilizzò tre tipi di sangue finto, diversi per colore e consistenza, in Kill Bill vol.1, a seconda che si stessero omaggiando film di arti marziali, di samurai o gli spaghetti-western, spiegando che non voleva assolutamente “il sangue dei film horror”. Tarantino utilizzò quasi 1800 litri di sangue finto per il film.

12 Jul 14:17

Intervista a Stephen Elop (ceo di Nokia): “Non siamo pentiti di non aver scelto Android”

by Paolo Ottolina

Stephen Elop, ceo di Nokia, con il nuovo Lumia 1020

Qui a New York, in occasione del lancio del nuovo Lumia 1020 (vedi i dettagli, nella diretta del lancio), ho avuto occasione di intervistare il ceo di Nokia, Stephen Elop. Ecco che cosa ci ha raccontato.

Il mio pezzo in edicola sul Corriere della Sera di venerdì 12 luglio:


Il canadese Stephen Elop, 49 anni, guida Nokia dal 2010, primo non finlandese della storia ultracentenaria dell’azienda. La guida in uno dei periodi più turbolenti. Da dominatrice del mercato dei telefonini nell’era pre-iPhone, Nokia è scivolata indietro. Come quote mantiene il secondo posto dietro a Samsung, ma ormai a grande distanza. Contando i soli smartphone è però uscita dalla top 5 dei produttori (dati Idc 2013). Eppure Elop resta fiducioso e – dopo la presentazione del Lumia 1020, il nuovo modello con un’evolutissima fotocamera da 41 Megapixel – cerca di spiegare che la linea scelta non cambierà.

Mister Elop, oltre due anni fa lei decise di far sposare Nokia e Microsoft, adottando Windows Phone. Ha mai il rimpianto di non aver scelto Android di Google, che oggi copre oltre il 70% del mercato?
Resto molto felice per la decisione che abbiamo preso. All’epoca sapevamo che un solo produttore sarebbe arrivato a dominare Android. E avevamo sospetti su chi potesse essere (Samsung, ndr). Strategicamente questo ha contato molto per noi. Quando andiamo a trattare con gli operatori c’è la chiara percezione che non siamo Apple né Samsung/Android. C’è voglia di una terza opzione.

Tuttavia nel 2011 eravate avevate oltre il 20% del mercato smartphone mondiale, oggi siete intorno al 3% nonostante i molti modelli Lumia introdotti. Perché?
Il declino di Nokia è iniziato con l’introduzione dell’iPhone. Un declino piuttosto veloce. Il calo continua, causato dall’uscita di scena delle vecchie generazioni di prodotti (Nokia ha da poco annunciato la fine del suo vecchio sistema Symbian, ndr). Ma se guardiamo agli ultimi trimestri vediamo 2.9 milioni di Lumia consegnati, poi 4,4 milioni e poi 5,6 milioni. Si vede un chiaro trend. Ci sono Paesi dove stiamo andando bene, come Russia, Finlandia, Messico e proprio l’Italia.

Nokia Lumia 1020. Clicca sull’immagine per andare alla galleria di immagini >>>

Nel nostro Paese i Windows Phone sono sopra il 10% di mercato. Un buon risultato. Da che cosa dipende?
Un po’ dipende dall’attenzione degli italiani al design, l’originalità dei nostri prodotti è apprezzata. Un po’ dallo spirito di distinguersi dalla massa, che si orienta sui soliti due marchi. Un po’ dalla gamma ampia, che attira fasce diverse di pubblico. Ma va dato credito al lavoro degli operatori, Tim e Vodafone in testa.

Che cosa potete fare per attirare il pubblico che usa iPhone e Android?
Dai un Windows Phone in mano a qualcuno per 30 giorni e alla fine avrai un livello di soddisfazione superiore a Android e anche ad iPhone. Chi lo usa, lo apprezza. La sfida è comunicarlo.

Il mercato smartphone sembra raffreddarsi nel complesso. È un altro problema per voi?
Come inseguitori sappiamo che dobbiamo strappare utenti agli altri. Anche se il mercato si contrae un po’ per noi resta un’opportunità incredibile da sfruttare.

Con il nuovo Lumia 1020 avete puntato molto sulla fotocamera. Basta a convincere gli utenti ad acquistarlo?
Quando chiediamo alla gente: “Perché hai comprato quel telefono?”, la capacità di far foto e video è chiaramente tra i fattori chiave. La gente vuole scattare immagini soddisfacenti ma spesso non succede, anche con modelli costosi come iPhone o Galaxy S. Pensiamo che con il Lumia 1020 possiamo dare questa differenza.

Un punto chiave sono le applicazioni. Arriveranno su Windows Phone quelle che ancora mancano, come Instagram?
Vine (per i micro-video su Twitter, ndr) è in arrivo. Oggi abbiamo annunciato la disponibilità di Hipstamatic Oggl Pro, che permetterà di pubblicare video anche su Instagram. Ma è vero, dobbiamo fare un grande sforzo per le applicazioni. È difficile ma è necessario.

Passando alle reti, perché avete sciolto la partnership con Siemens in NSN (Nokia Siemens Network ), acquistando la quota dell’azienda tedesca per 1,7 miliardi di euro?
Abbiamo colto un’opportunità di portare valore ai nostri azionisti. Nsn ha fatto un gran lavoro, è passata attraverso un periodo di ristrutturazione molto duro, ma ora porta profitti e un ottimo flusso di cassa.

Pensa che dalle reti potrete ottenere quel cash flow che per ora fatica ad arrivare con gli smartphone?
Siamo un gruppo articolato e ogni settore ha diversi punti di evoluzione. È certo che sulla gamma Lumia stiamo facendo investimenti pesanti e deliberati, come dimostra la tecnologia della fotocamera che abbiamo mostrato sul Lumia 1020. Comunque Nsn resterà un’entità indipendente.

11 Jun 10:23

Free drink per i parlamentari

by Ivan Carozzi
Deliomu

SVEGLIA!!!1!!1!

“Quelli che l’informazione la facciamo noi”; “Vogliamo una giustizia giusta, priva di pregiudizi personali”; “Basta con la casta”; “Raccolta firme per dimezzamento stipendio parlamentari”; “Politici che non hanno MAI lavorato-ELENCO UFFICIALE”; “Adesso basta”; “Tg3 ormai come il Tg4″; “Licenziare la casta”; “Catena umana intorno al Parlamento italiano”; “Adesso fuori dai coglioni”.

L’elenco potrebbe proseguire e venire aggiornato ogni 24 ore. Si tratta di alcune delle pagine e gruppi Facebook che compongono l’arcipelago davvero sterminato e brulicante, e in perpetua espansione, della contestazione contro la casta. Ciascuno di questi gruppi e pagine opera come una rudimentale agenzia di comunicazione, producendo quotidianamente fotomontaggi e pezzi di artigianato grafico digitale con i quali vengono veicolate informazioni, e notizie occultate da telegiornali e talk show, su privilegi e abusi del melmoso universo della politica romana. Spesso il tono rabbioso, nonché i colori di sfondo, il font selezionato, l’abuso di puntini di sospensione e di punti esclamativi, o interrogativi ed esclamativi insieme, quindi esclarrogativi, concorrono alla costruzione di una cornice intorno al messaggio che deforma totalmente, talvolta fino all’allucinazione, il contenuto. Non sempre, inoltre, tali informazioni corrispondono a verità. La produzione di fotomontaggi e immagini costruite su Paint è talmente continua e battente che spesso rischia di fuoriuscire dalla realtà e confezionare momenti di fiction completamente allucinatori e parodistici. Come uno sketch scritto da Corrado Guzzanti e Thomas Pynchon. Se l’informazione ufficiale spesso traveste i fatti e nasconde le notizie, o si arma di macchine del fango, qui siamo alla produzione di disinformazione a livello di pulviscolo e molecolare. È il caso di questo JPG, pubblicato sabato scorso sulla pagina Facebook “Fans Movimento 5 Stelle“, raccogliendo 60 like e 126 condivisioni. Dopo qualche verifica, sembrerebbe del tutto infondato. Free drink per i parlamentari.

FREE DRINK PER PARLAMENTARI