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04 Oct 08:22

Bruno twitta la bolletta del gas da 3,57 euro: “Grazie fratello sole”

by Massimo Degli Esposti

Bruno Simili twitta la sua bolletta del gas da 3,57 e scrive “Grazie fratello Sole”. Finisce su tutti i giornali e impazza sui social. Chi è? Per cominciare, un automobilista elettrico.

Digitate su Google “Bruno Simili” e vedrete una sfilza di citazioni da fare invidia al Comandante Salvini. Chi è costui? E’ tutt’altro che uno sconosciuto. E’ il vicedirettore della prestigiosa rivista di politica, storia ed economia bolognese Il Mulino, un piccolo-grande think-tank della cultura italiana.

L’altra faccia del “caro bollette”

bolletta del gas
Il tweet di Bruno Simili con la sua bolletta del gas

Ma non è per questo che il suo nome spopola sui social.  La fiammata di popolarità è merito di un tweet che con questi chiari di luna può sembrare incredibile: riproduce la sua bolletta del gas di settembre, che ammonta, udite udite, a ben 3,57 euro, più tre sole parole di commento «Grazie fratello sole».

E’ accaduto così che abbia fatto più click lui in due giorni che i comitati “brucia bollette” di tutta Italia in tre mesi di mobilitazione e di servizi giornalistici a reti unificate.

Intendiamoci. La bolletta, come ha precisato Simili a tutti i giornalisti che si sono precipitati ad intervistarlo, è solo un conguaglio sui consumi estivi, praticamente nulli poichè l’impianto di riscaldamento è rimasto spento. Tuttavia con un bell’impianto fotovoltaico sul tetto di casa sua (fuori città, in località Monte San Pietro) e un impianto solare termico per l’acqua calda «c’è comunque un bel risparmio» ha detto al collega Marco Madonia che ha innescato il pandemonio mediatico intervistandolo per il Corriere di Bologna.

Spunta anche l’auto elettrica: è la sua VW e-Up

Quello che il Corriere non scrive, e che Bruno Simili ci svela, è che nel suo “pacchetto sostenibilità” c’è anche un’auto elettrica. E’ una VW e-Up acquistata con generoso ecobonus nell’agosto della scorso anno. Un’auto «della quale sono soddisfattissimo, tanto che ce la litighiamo io e mia moglie lasciando in garage la vecchia termica di famiglia».

Bruno Simili nella sua casa, sulle colline bolognesi

Purtroppo, aggiunge, l’impianto fotovoltaico sul tetto ha una potenza ridotta, solo 3 kW, e quando fu installato, quattro anni fa, non fu abbinato a un accumulo domestico.

Energia 100% green, in cooperativa

«L’autoproduzione non basta per i consumi di casa e anche per la ricarica dell’auto. Ma per quella attingo al mio fornitore, una cooperativa sociale che fornisce solo energia da fonti rinnovabili attraverso un gruppo d’acquisto solidale».

La cooperativa si chiama èNostra, sede a Milano in via Ampere  (guarda caso), ed è la stessa che nel 2018 installò i pannelli fotovoltaici. Da gennaio Bruno Simili ha chiesto il raddoppio dell’impianto «ma in cooperativa sono sepolti di lavoro e non mi hanno ancora risposto».

Il solare termico, installato già una decina di anni fa, è l’altro pilastro della sua filosofia   ispirata sì alla sostenibilità «ma anche a una oculata gestione del denaro». L’investimento per affrancarsi il più possibile dall’energia inquinante «è stato di poche migliaia di euro, già ampiamente recuperate».

“Due problemi in Italia: uno culturale, l’altro burocratico”

Quindi è alla portata di molti se non proprio di tutti. «Ma in Italia abbiamo due problemi: uno culturale, l’altro burocratico. Entrambi ci impediscono di sfruttare appieno le potenzialità della nuova tecnologia green. I nuovi pannelli da balcone, per esempio, consentirebbero di sfruttare il fotovoltaico anche nei condomini di città». Lui per fortuna  ha scelto di abitare sulle colline bolognesi dove i vincoli architettonici sono meno arcigni e l’amministrazione più flessibile nel concedere le autorizzazioni.

Quanto al ritardo culturale degli italiani, Simili ci dice di averlo potuto misurare in questi giorni di inaspettata notorietà dagli innumerevoli messaggi  recapitati via web, «non tutti propriamente di apprezzamento, anzi».

E l’auto elettrica? «Quella richiede uno sforzo economico iniziale non indifferente e con gli incentivi oggi in vigore probabilmente  non l’avrei comprata. Ma chissà: quando avrò potenziato il mio fotovoltaico e avrò la possibilità di ricaricarla a costo zero, potrebbe rivelarsi un affare anche quella. Le chiederò un aiuto per fare i conti».     

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01 Oct 06:10

Politica - Comune per comune, partito per partito: l’analisi dei voti nelle urne del Varesotto - - Varese News

by Tomaso Bassani
Fdi il primo partito in tutti i comuni ad eccezione di casa Giorgetti, a Luvinate il fortino di Azione/Italia Viva. Lo scontro diretto da la Lega e il Partito Democratico. Abbiamo elaborato i dati sui risultati elettorali dei collegi della Camera dei deputati
01 Oct 06:09

L'Europa ha fissato un tetto ai ricavi delle società energetiche e ridistribuirà quelli in eccesso

by Sergio Donato
Il regolamento firmato interviene sui prezzi dell’energia fissando un tetto ai ricavi ottenuti con centrali non a gas e sottraendo gli utili in eccesso delle compagnie energetiche per ridistribuirli a cittadini e imprese.... Leggi tutto
01 Oct 06:09

Monopattini: arriva l’obbligo frecce e doppi freni

by Francesco Giorgi
Importante novità per evidenti motivi di sicurezza; e i mezzi che circolano prima del 30 settembre dovranno essere in regola entro il 1 gennaio 2024.
22 Sep 20:11

Caro energia, decine di rivenditori a rischio default da ottobre: ecco perché e che cosa rischiano i loro clienti

by Elena Veronelli

I rincari di elettricità e gas si abbattono anche sui fornitori di energia. Rispetto al periodo pre Covid le società italiane hanno visto decuplicare i prezzi di approvvigionamento e sono arrivate a spendere per la materia prima un totale di circa 25 miliardi solo nel mese di agosto. Per l’inverno, con l’accensione dei riscaldamenti, si arriva a 15 miliardi al mese solo per il gas. Le piccole e medie aziende fornitrici rischiano quindi il default e quelle che invece resistono non riescono più a tollerare i ritardi nei pagamenti e a concedere rateizzazioni ai clienti finali – ossia famiglie, interi condomini, ristoranti, negozi e in generale tutte le imprese – che a loro volta rischiano più facilmente il distacco di luce e gas per morosità. La situazione potrebbe farsi ancora più drammatica dal 1° ottobre, quando inizia l’anno termico e scadono i contratti con cui i rivenditori al dettaglio si riforniscono dai grandi produttori e importatori: molti non hanno ottenuto un rinnovo, altri hanno dovuto accettare condizioni molto onerose. E ai clienti che cosa succederà? Se il fornitore va gambe all’aria si finisce nel mercato di ultima istanza, che garantisce la continuità del servizio ma a condizioni fissate dall’Arera e allineate a quelle del mercato tutelato. Che oggi prevede prezzi molto alti.

Contattato da Ilfattoquotidiano.it, Diego Pellegrino, portavoce di A.R.T.E., Associazione Reseller e Trader dell’Energia che riunisce oltre 130 operatori, aiuta a capire nel dettaglio con i numeri cosa sta avvenendo. I fornitori comprano l’energia per tutti i loro clienti oggi per domani, ma questa energia verrà fatturata e quindi incassata proprio dai loro clienti solo dopo 1 o 2 mesi. Questo meccanismo sta mettendo oggi in difficoltà le imprese fornitrici, perché se prima dovevano anticipare una certa cifra, oggi questa cifra è decuplicata.

Focalizzandoci ad esempio sulla sola energia elettrica, ipotizzando di avere un unico fornitore per tutta l’Italia quali sono le cifre di cui stiamo parlando? In un periodo pre Covid, con il Pun a 55 euro/MWh medi, l’impegno dell’intero sistema paese per comprare energia era di circa 1,5 miliardi di euro al mese. Già dal mese di settembre 2021 l’energia è salita su valori inaspettati fino ad allora e da lì in avanti è andata sempre in crescendo anche per via della guerra. Siamo quindi passati dai 4 miliardi di settembre, sempre per comprare la stessa quantità di prima ma al prezzo del mese preso in esame, ai 7,5 miliardi di dicembre 2021, 8,2 di marzo 2022, 11,5 di luglio e 14,5 di agosto.

Stesse considerazioni valgono per il gas: nel periodo pre Covid la spesa annuale per la sola materia prima gas dell’intero Paese era di circa 14 miliardi l’anno, dove nei mesi invernali si spendeva tra 1 e 1,5 miliardi al mese. Siamo passati ad una spesa nel solo mese di ottobre di poco più di 5 miliardi per arrivare ai quasi 10 miliardi dei mesi di dicembre 2021 e gennaio 2022. Ma questi sono mesi con forti consumi gas legati al riscaldamento. Ad agosto, nonostante i consumi logicamente inferiori ai mesi freddi, abbiamo avuto una spesa superiore agli 11 miliardi a fronte di uno storico che non ha mai raggiunto il miliardo nel singolo mese. In sintesi il sistema paese ha speso in soli 2 mesi quello che prima era il costo per un anno intero. E per questo inverno le previsioni sono ancora più nere: la stima del prezzo del gas per i prossimi sei mesi arriva a 90 miliardi a livello Paese, 15 miliardi al mese, calcola Pellegrino. È evidente quindi che la finanza che i fornitori dovevano impiegare precedentemente alla pandemia era attestata su valori più gestibili non solo dai fornitori stessi ma anche dal sistema bancario, il quale deve concedere molte più linee di fido in pochi giorni.

Proprio per aiutare i fornitori a far fronte a questa emergenza prezzi, l’Unione Europea ha aperto al sostegno ai fornitori con aiuti di Stato. A quelli italiani per ora oggi non è arrivato supporto. “Non chiediamo soldi ma interventi strutturali, come il disaccoppiamento delle fonti fossili da quelle rinnovabili nel meccanismo della formazione dei prezzi, oppure l’introduzione dell’Iva al 5% anche sull’energia elettrica o ancora spingere sull’Europa per l’azzeramento degli oneri Ets fino alla fine dell’emergenza. Serve poi un sistema di garanzie a monte di cui deve farsi carico lo Stato. Inoltre, chiediamo di approvvigionare i nostri clienti con il gas naturale acquistato dall’Acquirente Unico applicando un prezzo di vendita predeterminato a livello ministeriale”, commenta Pellegrino aggiungendo che “su questo ultimo punto c’è l’impegno della viceministra dell’Economia Laura Castelli di presentare un emendamento al Decreto Aiuti Ter”.

Una situazione incandescente dunque, che rischia di esplodere il 1° ottobre con l’inizio dell’anno termico, quando scadranno i contratti con cui i rivenditori al dettaglio si riforniscono dai grandi produttori e importatori: come scrive il Sole 24 Ore, molti fornitori non hanno ottenuto un rinnovo, altri si sono dovuti accontentare di volumi di gas inferiori al passato, offerti con minore flessibilità e con condizioni molto onerose. Dunque – scrive il quotidiano – si avvicina il rischio che decine di società energetiche retail falliscano perché non hanno abbastanza gas da distribuire ai clienti. Secondo Utilitalia sono almeno 70, ma molti operatori temono che le società italiane a rischio siano più di 100.

“Milioni di famiglie potrebbero rimanere senza gas a causa della situazione di grave crisi in cui versano piccole e medie società fornitrici e della carenza di risorse nel nostro paese”, spiega il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi. “Di fronte a tale situazione il Governo non fornisce risposte, e preferisce dedicarsi a misure come le vetrate sui balconi, dimenticando che mancano ancora i decreti attuativi sulle comunità energetiche e vanno trovati con urgenza almeno altri 15 miliardi di metri cubi di gas”.

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22 Sep 19:57

Politica - Ecco come si vota il 25 settembre: le schede elettorali e il video-tutorial - - Varese News

by Tomaso Bassani
Il sistema di voto nelle sue modalità è identico a quello delle scorse elezioni del 2018 poiché non è cambiata la legge salvo che a questa tornata potranno votare per il Senato tutti i maggiorenni
21 Sep 21:46

Malpensa - Scavi e alberi tagliati, il cantiere della ferrovia Gallarate-Malpensa è partito davvero - - Varese News

by Roberto Morandi
Dopo sei anni di dibattito, dopo che in primavera è stato respinto anche l'ultimo ricorso, ora si è passati dalle operazioni preliminari al vero e proprio cantiere nei boschi tra Gallarate e Casorate
20 Sep 11:44

Caro bollette, al palo le comunità energetiche che producono elettricità da rinnovabili (riducendo i costi): mancano decreti attuativi

by Luisiana Gaita

Le Comunità energetiche rinnovabili introdotte giuridicamente in Italia con il Decreto Milleproroghe 2020 continuano a incontrare ostacoli e, questa volta, il prezzo dei ritardi rischia di essere davvero troppo alto. Perché si impedisce a un numero crescente di cittadini di organizzarsi in comunità e affrontare così l’inevitabile caro bollette del 2023 e perché ci sono sul tavolo 2,2 miliardi di fondi previsti dal Pnrr per le comunità energetiche nei comuni con meno di 5mila abitanti, quelli più a rischio di spopolamento. Ma dai piccoli borghi ai comuni più grandi, in molti attendono ancora i decreti attuativi delle nuove regole, che dovrebbero cambiare una normativa tuttora incerta e restrittiva. Forse arriveranno a fine anno, ma non è detto siano risolutivi. Nel frattempo, sebbene siano cento le comunità energetiche mappate negli ultimi tre anni da Legambiente, secondo i dati forniti dall’associazione, fino a maggio 2022 si contano appena 35 realtà effettivamente operative, 41 in progetto e 24 ancora ai primi passi verso la costituzione.

Tra queste 59 quelle censite tra giugno 2021 e maggio 2022: 20 sono ‘Configurazioni di autoconsumo collettivo’, gruppo di utenti che agiscono in modo collettivo, ritrovandosi nel medesimo edificio, come in un condominio o in un centro commerciale, 39 sono le ‘Comunità energetiche rinnovabili’, ossia gruppi di privati, enti territoriali, autorità locali e piccole e medie imprese che si costituiscono in forma giuridica per produrre e condividere energia. Con vantaggi significativi, in quanto chi ne fa parte non solo non paga l’energia prodotta dai propri impianti, ma riceve anche un incentivo dallo Stato per ogni kilowattora prodotto e condiviso tra i membri della comunità e viene ripagato a prezzi correnti (quelli che ora sono alle stelle, circa 500 euro a megawattora) per l’eventuale energia che non utilizza e che immette nella rete nazionale.

Cosa ha frenato finora la diffusione delle Cer – Insomma, proprio ciò che servirebbe in questo momento. E, di fatto, a questo punto le comunità energetiche sarebbero già dovute essere una realtà ben più diffusa in Italia. Risale al 2019, infatti, la direttiva Red II, secondo cui entro il 2030 l’Unione europea avrebbe dovuto produrre il 32% della sua energia da fonti rinnovabili anche attraverso la diffusione su larga scala delle Cer. Quello stesso anno l’Italia ha recepito solo parte della Red II, ponendo limiti importanti, sia per quanto riguarda la potenza degli impianti, sia rispetto alla distanza tra i membri della comunità (il perimetro) e, dunque, limitandone la diffusione. Solo a dicembre 2021, con l’entrata in vigore del decreto legislativo 199 che recepisce in modo definitivo le direttive RED II (2018/2001) e IEM (2019/944), la possibilità di allaccio è passata dalla cabina secondaria di trasformazione a quella primaria, ossia l’impianto principale.

Cosa significa? Chi fa parte di una comunità finora doveva essere collegato alla stessa cabina secondaria della rete elettrica (i classici manufatti di calcestruzzo, ndr) e, di fatto, trovarsi al massimo a qualche centinaia di metri di distanza, mentre con le nuove regole bisognerà essere collegati alla stessa cabina primaria che consente di includere più soggetti coprendo anche diversi Comuni. Non solo. Cambia anche la potenza massima dei singoli impianti rinnovabili, che viene quintuplicata dagli attuali 200 kilowatt a un megawatt, un tetto che resta comunque facilmente raggiungibile, per esempio se nella comunità ci sono aziende o realtà che consumano più energia. Ed è questo il motivo per cui in altri Paesi, come la Germania, non ci sono tetti. I limiti hanno finora frenato molte realtà, ma ci sono anche gli esempi di chi è riuscito a realizzare una comunità energetica rinnovabile, come ha fatto il comune di Ferla, in provincia di Siracusa, il primo in Sicilia, quello di Biccari, in Puglia nell’entroterra nel cuore dei Monti Dauni e il comune sardo di Serrenti.

Cosa manca – Ad aprile 2022, il Gestore dei servizi energetici (Gse) ha anche aggiornato le regole per costituirsi in Comunità energetiche rinnovabili (CER), specificando requisiti, modalità di accesso agli incentivi e tempistiche di erogazione, ma fino alla pubblicazione dei decreti attuativi del decreto legislativo 199, continua ad essere applicata la disciplina del decreto Milleproroghe 2020. Il rischio è che continuino a svilupparsi comunità energetiche con potenziale più basso rispetto a quanto sarebbe effettivamente possibile. A luglio, mentre in Parlamento si consumava la crisi di governo, 77 realtà attive nel settore delle rinnovabili e ambientale, tra cui associazioni, movimenti, fondazioni e anche diocesi hanno lanciato un appello affinché, a distanza di 7 mesi dal decreto legislativo, fossero pubblicati i decreti attuativi e i bandi del Pnrr riservati ai piccoli comuni, ricordando gli oltre 2 miliardi del piano fermi proprio in mancanza dei provvedimenti. Un’iniziativa promossa da Leonardo Becchetti, co-fondatore di NeXt Nuova economia per tutti e professore di Economia Politica presso l’Università di Roma Tor Vergata e a cui hanno aderito, tra gli altri, Legambiente, Kyoto Club, Italia Solare, Anteas e Adiconsum.

I ritardi e le questioni in sospeso – Entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto legislativo, spettava al ministero della Transizione ecologica emanare il decreto attuativo con le tabelle sugli incentivi. Tra i firmatari dell’appello anche Livio de Santoli, presidente del Coordinamento Free che a ilfattoquotidiano.it ricorda come i decreti attuativi per le Cer “erano prima attesi per il mese di marzo, poi si è parlato di settembre e ora tutto sembra slittare alla fine dell’anno”. Arera, invece, avrebbe dovuto emanare entro marzo una delibera per adeguare la disciplina delle Cer alla gestione delle reti elettriche e stabilire “la tipologia di configurazione che serve per poter costituire una comunità”. La delibera è arrivata e il 2 agosto scorso Arera ha pubblicato il documento ‘Orientamenti in materia di configurazioni per l’autoconsumo’, avviando così una consultazione pubblica (aperta alla partecipazione dei soggetti interessati fino al 9 settembre) sulla delibera per definire il nuovo quadro regolatorio. Nel documento si specificano le tariffe agevolate, soprattutto per i condomini, con la restituzione della componente relativa al trasporto dell’energia sulla rete (circa 8 euro a megawattora) e quella per la distribuzione e le dispersioni di energia (circa 1 euro a megawattora). “Nel documento molte questioni importanti vengono rinviate e credo che vada modificato, soprattutto per per quanto riguarda la definizione delle cabine primarie, che sono poche e sono quelle di grande potenza” sostiene de Santoli, che ha scritto anche al Mite “per capire a che punto siamo sugli incentivi”.

Gli incentivi e i decreti attesi per fine anno – Nei giorni scorsi, Valeria Amendola, direttrice generale della sezione approvvigionamento, efficienza e competitività energetica del Mite ha confermato a Repubblica che il Mite sta lavorando insieme ad Arera, che deve stabilire le condizioni di interconnessione nella rete, dicendosi “fiduciosa”. “Entro la fine dell’anno le norme saranno complete, anche con l’ammontare degli incentivi” ha dichiarato. Incentivi nazionali a parte, anche le Regioni stanno prevedendo investimenti e pubblicando bandi per sostenere economicamente chi intende costituire Cer. Ne sono esempi, il bando di Fondazione con il Sud, che scade il 21 settembre 2022 (un milione e mezzo per favorire la nascita di comunità energetiche nelle Regioni), un programma ad hoc della Sicilia, che ha stanziato 5 milioni di euro per i Comuni che si fanno promotori di Comunità energetiche e l’invito lanciato agli enti locali dalla Regione Lombardia, che prevede di investire 22 milioni per realizzare una rete diffusa di Comunità energetiche rinnovabili.

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22 Aug 07:42

How much gas European sites have stored for the winter

by Nathan Yau

Reuters goes with the radar chart to show gas supplies, as European countries prepare for the winter and possibly no gas from Russia. The circular shape shows the annual cycle, the gray shows the previous five-year average, and the blue shows the current year’s supply.

Tags: Europe, gas

22 Aug 07:42

Worst drought in Europe, in 500 years

by Nathan Yau

Dominic Royé mapped river discharge in Europe over the past few months:

This climate change thing seems real.

Tags: climate, Dominic Royé, drought, Europe

02 Aug 20:29

Turn Yourself Into a Real LEGO with the Official Minifigure Factory

by Andrew Heinzman

If you’ve ever dreamed of becoming a LEGO minifig, it’s time to pull out your credit card. The LEGO website now features a Minifigure Factory that lets you customize and order a LEGO minifig for just $12. It’s still in beta, but it’s already a load of fun.

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08 Jul 11:54

Arona - Tutto quello che c’è da sapere sul weekend delle Frecce Tricolori - Turismo - Varese News

by Maria Carla Cebrelli
Esibizioni, iniziative e informazioni pratiche per raggiungere Arona. Il vicesindaco Gusmeroli ha diffuso i primi dettagli sull'evento che sta per arrivare
08 Jul 11:53

Sale ancora il prezzo del gas che supera i 175 euro al megawatt/ora. Salvataggio da 9 miliardi di euro per la tedesca Uniper

by Mauro Del Corno

Inizio mattinata rovente per il gas con quotazioni che ad Amsterdam, mercato di riferimento per il mercato europeo, hanno superato i 175 euro al megawatt/ora (+ 7%) salvo pori ritracciare fino a 165 euro, comunque al di sopra della chiusura di ieri. I prezzi dei contratti per le consegne a scadenze più lunghe (da settembre in poi) sono inchiodati in zona 170 euro, a significare che gli investitori non si attendono prossime riduzioni delle quotazioni. In forte discesa viceversa i prezzi del petrolio, calati del 6% a 103 dollari/barile, spinti al ribasso dai timori di recessione e quindi calo della domanda. Il colosso tedesco Uniper, primo cliente del gigante russo Gazprom, è in trattative con il governo tedesco per un piano di salvataggio da 9 miliardi di euro che contempla anche la possibilità che Berlino entri nell’azionariato e che venga consentito all’operatore di alzare i prezzi per i consumatori in deroga ai contratti.

Uniper è alle prese con il calo dei flussi dalla Russia (oggi riceve il 40% del gas concordato) e dovendo reperire il combustibile da altri fornitori a costi elevatissimi vede le sue finanze deteriorarsi rapidamente. Dopo aver praticamente dimezzato il loro valore nell’ultimo mese le azioni Uniper guadagnano stamane in borsa il 9%. Il governo tedesco ha avvisato che la crisi del gas potrebbe causare un’ondata di fallimenti nel settore. Il prossimo 11 luglio verrà chiuso per dieci giorni il gasdotto Nord Stream 1 che collega Russia e Germania con una capacità di 30 miliardi di metri cubi/anno, ufficialmente per manutenzione. Alcuni osservatori temono che questo possa essere il fattore che farà deflagrare la crisi.

Nell’ultimo anno e mezzo i prezzi europei del gas sono aumentati di 8 volte. Nelle ultime settimane sul mercato ha inciso anche la chiusura per un guasto del terminale statunitense di Freeport da dove parte il gas liquefatto destinato all’Europa. Lo stop ha spinto ulteriormente al rialzo le quotazioni europee ma ha ridotto i prezzi negli Stati Uniti. Nel frattempo il gruppo norvegese Equinor ha avviato la sospensione dei lavori in tre dei suoi giacimenti dopo che i dipendenti del gruppo sono scesi in sciopero. Lo stop ridurre la produzione di 4.500 metric cubi di gas al giorno. 27mila barili di petrolio equivalenti.

Questi problemi si verificano mentre tutti i paesi europei stanno cercando di aumentare il più rapidamente possibile il livello delle loro riserve in vista del prossimo inverno. Una corsa contro il tempo con la spada di Damocle dello stop completo al gas russo che pende. In Germania il livello di riempimento degli stoccaggi è del 62%, in Italia siamo al 60%, la media europea è del 59%. Per garantirsi un inverno discretamente sicruo serve arrivare al 90% entro l’autunno. L’Algeria, altro grande fornitore europeo di gas, dell’Italia in particolare, fiuta l’aria. La compagnia statale algerina Sonatrach ha annunciato di voler aumentare i prezzi del gas e massimizzare i profitti. Complice la fuga dalle forniture di Mosca, “l’incremento delle esportazioni algerine di idrocarburi è stato del 70% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”, ha detto l’ad del gruppo Toufik Hekkar. L’aumento del prezzo, per ora, non dovrebbe riguardare l’Italia, che ha appena chiuso un accordo con Algeri per l’aumento di forniture e siglato nuovi contratti tra Eni e la stessa Sonatrach. Prima dell’inizio della guerre in Ucraina l’Italia importava dalla Russia circa il 40% del gas utilizzato, la Germania oltre il 50%.

“La Commissione europea sta lavorando ad una riforma del sistema dei prezzi dell’energia”, lo ha confermato stamane ai microfoni della tv francese Bfm la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager. “Stiamo analizzando se sia possibile un calcolo diverso (tra i prezzi del gas e delle altre energie) per moderare questo mercato finché durerà la crisi” della guerra in Ucraina, ha spiegato la commissaria ricordando tuttavia come, il sistema di indicizzazione usato finora, prima della guerra “sia stato vantaggioso” per l’Europa.

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08 Jul 11:53

Angera - Volangera, una domenica dedicata al mondo del volo sul Lago Maggiore - Tempo libero - Varese News

by Maria Carla Cebrelli
All'ombra della Rocca una giornata dedicata alla Provincia con le Ali. Appuntamento per il 10 luglio
28 Jun 15:23

La maglietta Zte con il 5G incorporato

by Diego Barbera
zte tshirt 5g
(Foto: Zte)

Al Mwc 2021 in corso a Barcellona è stata presentata una maglietta speciale che può letteralmente salvare la vita in caso di emergenza, visto che è dotata di sensori per monitorare parametri fisici e modulo 5G per essere sempre connessa ad alta velocità e bassa latenza.

Frutto di un accordo tra il colosso cinese Zte e il gruppo italiano AccYouRate specializzato sulle tecnologie dei dispositivi indossabili, questa tshirt 5G è stata progettata per raccogliere in modo costante diversi importanti parametri biovitali e trasmetterli a centri di controllo sanitari. Nello specifico, può fungere da elettrocardiogramma, può rilevare e analizzare il respiro e i componenti rilasciati dal sudore, lo sforzo muscolare e – naturalmente – la temperatura corporea. Inoltre, a bordo si trovano anche accelerometro e sensori di umidità e di posizione.

I sensori polimerici sono nascosti all’interno del tessuto della maglietta che si può considerare come una sorta di seconda pelle sensibile: i dati raccolti vengono convertiti in digitale a una piccolissima centralina incorporata nel logo sul petto, che si poggia a un modulo 5G altrettanto miniaturizzato per la trasmissione dei dati a un’unità remota in grado di interpretare le informazioni.

L’obiettivo è quello di realizzare un tessuto con componenti e microchip integrati che possa essere utilizzato con una certa libertà per vari capi di abbigliamento come pantaloni, cappelli, guanti, solette per scarpe, mascherine protettive e così via. Come dimostrato da un gadget di largo consumo come Apple Watch, c’è molta attenzione da parte del pubblico agli indossabili che possono monitorare lo stato di salute e agire tempestivamente in caso di emergenza.

Il 5G, in questo senso, è il migliore alleato non tanto per la maggiore velocità quanto per la bassa latenza che consente una comunicazione con un lag pressoché nullo tra l’invio dei dati e la ricezione, come dimostrato da recenti esperimenti di telemedicina.

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06 Apr 16:10

Vaccino AstraZeneca: cosa sappiamo sul rischio di trombosi?

by Marta Musso

Sono state svolte analisi accurate e approfondite, è stato stabilito che i benefici superano i rischi ed è stato aggiornato anche il suo bugiardino. Ma il vaccino anti-Covid di AstraZeneca non smette di far discutere: continuano, infatti, a preoccupare i pochi casi di trombosi rare successivi alla vaccinazione. Tanto che, dopo il via libera da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) che ha valutato il vaccino sicuro ed efficace, in questi giorni alcuni paesi hanno nuovamente deciso di sospenderlo. In Olanda, per esempio, le somministrazioni sono state completamente bloccate, mentre in GermaniaFrancia e Canada AstraZeneca verrà somministrato in base all’età, ovvero agli over 60 o agli over 55.

Il nesso tra vaccino e trombosi c’è

Solo la settimana scorsa, gli esperti dell’Ema avevano dichiarato che dalla revisione dei dati non era emerso alcun fattore di rischio specifico, come l’età (in riferimento al recente stop della Germania per le persone con meno di 60 anni), il sesso o una precedente storia medica di disturbi della coagulazione, per questi eventi molto rari. “Un nesso causale con il vaccino non è dimostrato, ma è possibile e ulteriori analisi sono in corso”, si legge nella recente nota dell’Ema. Oggi, riporta il Messaggero, conclusioni preliminari indicherebbero che invece esisterebbe un’associazione con il vaccino, anche se non è ancora chiaro quale sia il meccanismo alla base di questi eventi.

A dichiararlo è Marco Cavaleri, responsabile della strategia sui vaccini dell’Ema, che sottolinea che i casi sono estremamente rari e il rapporto beneficio e rischio è nettamente a favore del vaccino. “Ma ora è sempre più difficile affermare che non vi sia un rapporto di causa ed effetto fra la vaccinazione con AstraZeneca e casi molto rari di coaguli di sangue insoliti associati a un basso numero di piastrine”, spiega l’esperto. Sebbene servano ancora analisi e valutazioni approfondite, questa settimana verranno intanto fornite “definizioni preliminari, ma difficilmente arriveremo a indicare dei limiti di età come hanno fatto alcuni paesi”, continua Cavaleri. Sulla base di tutti i dati attualmente disponibili, infatti, l’Ema dovrebbe emettere una raccomandazione aggiornata durante la sua riunione plenaria di aprile (6-9 aprile).

Lo studio sulle trombosi rare

Ricordiamo, inoltre, che un nuovo studio ha suggerito che il vaccino è associato allo sviluppo di eventi trombotici che somigliano alla trombocitopenia indotta da eparina (Hit), curabile se identificato tempestivamente. Va precisato, tuttavia, che la ricerca, condotta dall’agenzia regolatoria tedesca per i farmaci Paul Ehrlich Institut e dalle università di Greifswald (Germania), McMaster (Canada) e di Vienna (Austria), è ancora in pre-print ed è stata pubblicata sul sito Research Square, che appunto presenta studi non ancora sottoposti a revisione scientifica. Per dimostrare l’associazione tra il vaccino e i rari casi di eventi trombotici, i ricercatori hanno preso in esame 9 pazienti in Germania e in Austria, di cui 8 donne, di 36 anni d’età in media, che hanno sviluppato trombosi a seguito della somministrazione, precisamente tra i 4 e i 16 giorni successivi al vaccino.

Di questi, 7 pazienti avevano sviluppato una trombosi venosa cerebrale, un paziente ha presentato un’embolia polmonare e l’ultimo una trombosi venosa splancnica. Dei pazienti, 4 sono deceduti e sono risultati positivi per gli anticorpi anti-Pf4/eparina (per Pf4 si intende il fattore piastrinico 4) e per gli anticorpi attivanti le piastrine. Meccanismi, spiegano i ricercatori, simili a quelli che si verificano nella trombocitopenia indotta da eparina. In conclusione, scrivono gli autori, “il vaccino Azd1222 [chiamato ora Vaxzevria, ndr] è associato allo sviluppo di un disturbo protrombotico che somiglia clinicamente alla trombocitopenia indotta da eparina, curabile se identificata tempestivamente, ma che mostra un diverso profilo sierologico”.


Piccolo vademecum sul vaccino AstraZeneca


A parlarne è stato anche il direttore scientifico dell’Humanitas di Milano Alberto Mantovani, secondo cui i casi gravi di trombosi osservati dopo il vaccino di AstraZeneca “potrebbero essere forse causati, secondo una recente pubblicazione, dalla formazione di autoanticorpi, come succede, in rarissimi casi, durante trattamenti con eparina: una condizione definita Vipt (Vaccine induced prothrombotic immune thrombocytopenia)”, commenta l’esperto in un’intervista al Corriere della sera. “Se confermata, l’osservazione potrebbe guidare la diagnosi e la terapia di questi, pur molto rari, eventi avversi”.

Via: Wired.it

Credits immagine di copertina: Mufid Majnun via Unsplash


L'articolo Vaccino AstraZeneca: cosa sappiamo sul rischio di trombosi? sembra essere il primo su Galileo.

03 Dec 08:14

Il patto tra Eni ed Enel per produrre idrogeno verde

by Andrea Pitozzi
Distribuzione di idrogeno (foto: Dirk Vorderstraße / Flickr (CC BY 2.0))
Distribuzione di idrogeno (foto: Dirk Vorderstraße / Flickr (CC BY 2.0))

Enel ed Eni stringono un accordo di collaborazione per lo sviluppo di progetti pilota per l’idrogeno verde in due raffinerie del gruppo Eni. Lo annunciano le due società energetiche in un comunicato congiunto, nel quale si precisa anche che i due progetti allo studio prevedono l’impiego di elettrolizzatori da circa 10 Megawatt in grado di iniziare a produrre idrogeno già a partire dal 2022-2023.

In una generale ottica di graduale riduzione dell’impiego di energie fossili, inoltre, gli elettrolizzatori impiegati nel processo di generazione dell’idrogeno verde all’interno delle due raffinerie saranno alimentati principalmente da energie rinnovabili. In questo modo, nei siti individuati per avviare i progetti, l’intenzione è quella di “vedere l’idrogeno verde rifornire i processi di raffineria e bioraffineria di Eni”, come ha sottolineato l’amministratore delegato e direttore generale di Enel, Francesco Starace.

Con questo accordo Enel punta a portare la sua produzione di idrogeno verde a oltre 2 Gigawatt entro il 2030, con nuovi progetti anche in altri paesi. Ancora sul fronte delle energie pulite, poi, tramite la società controllata Enel Green Power, il gruppo sviluppa già in tutto il mondo impianti per la produzione e l’accumulo di energia a partire da fonti rinnovabili, con oltre 1.200 impianti in più di 28 paesi, mentre con Enel X è attiva nel mondo della mobilità elettrica, con una rete di oltre 140mila punti di ricarica pubblici e privati nel mondo.

Dal canto suo, Eni vede questa collaborazione come un’ulteriore possibilità per lavorare in direzione di una riduzione sensibile delle emissioni dirette di CO2 e accelerare la produzione di biocarburanti e alternative meno inquinanti per i propri clienti.

Da questo punto di vista, l’impegno nell’idrogeno si inscrive nel più ampio quadro degli impegni che Eni ha sottoscritto nel suo piano al 2050 per arrivare alla neutralità carbonica e a oltre 55 Gw di capacità installata a partire da fonti rinnovabili. Nel report relativo agli investimenti per la transizione energetica nel 2019, il gruppo ha segnalato investimenti per oltre 194 milioni di euro, di cui 33 milioni destinati a progetti di riduzione delle emissioni, 24 milioni per le fonti rinnovabili, 14 milioni per la chimica verde e altri 14 milioni per la valorizzazione del gas.

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29 Apr 09:53

Royal Mail Suspends Saturday Deliveries... for Letters

22 Apr 12:37

Smart-lockers for chronic medication in SA

by Leila Stein
11 Nov 21:51

I migliori 10 corsi universitari gratuiti che puoi fare online

by Eugenio Spagnuolo
Bowman

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Foto: AFP PHOTO / JEFF PACHOUD
Foto: AFP PHOTO / JEFF PACHOUD

Andare a studiare all’estero? E sia. Ma non c’è bisogno di fare i bagagli e partire: bastano un computer o uno smartphone, un collegamento veloce a internet e un po’ di inglese per partecipare alle lezioni di università blasonate ed esclusive: è lo studio al tempo dei MOOC (Massive Open Online Courses), i corsi aperti su larga scala che 800 università in tutto il mondo mettono a disposizione di chiunque abbia internet. Corsi quasi sempre gratuiti, o a volte dietro pagamento di una piccola fee, e sempre pensati per l’apprendimento a distanza con tanto di compiti a casa, verifiche, test.

L’elenco dei MOOC è in continua evoluzione. Ogni mese ne nascono di nuovi e anche università inaccessibili come Stanford e Harvard figurano tra gli enti erogatori. La tecnologia in tutte le sue declinazioni è uno degli argomenti più battuti, ma non l’unico. Con i MOOC si possono studiare anche lingue, medicina, ingegneria e letteratura. Non ci credete? Ecco un elenco di 10 corsi imperdibili, tra Borges, realtà virtuale, hacking duro e puro e – sul finale – un po’ di storia dell’italiano…

1. University of Stanford: Algorithms: Design and Analysis
Gli algoritmi sono il cuore della moderna informatica e presentano infinite applicazioni pratiche (anche insospettabili). Stanford propone un’introduzione agli algoritmi per studenti che hanno almeno una piccola esperienza di programmazione.

2. University of Colorado: Hacking and Patching
Si, avete capito bene: è proprio un corso di hacking, dove, tra le altre cose, si imparano a usare i virus Trojan e a valutare la sicurezza di un sistema. E tante altre cose.

3. Georgia Institute of Technology: Machine Learning
Il machine learnign è un tipo di intelligenza artificiale (AI) che fornisce ai computer la possibilità di imparare senza essere esplicitamente programmati. Se volete creare il vostro Siri è il corso giusto.

4. Yonsei University: Deep Learning for Business
Lo smartphone, lo smartwatch e le auto di nuova generazione sono dotate di intelligenza artificiale. Nel prossimo futuro, in quasi tutti gli aspetti del lavoro e degli affari, verranno utilizzate tecnologie DL (Deep Learning) e ML (Machine Learning) più “avanzate”. Il corso spiega cosa sono e come usarle a proprio vantaggio negli affari.

5. University of Colorado System: Homeland Security & Cybersecurity Connection – It’s Not About the Terrorists
Le origini della sicurezza nazionale americana e i suoi rapporti con le nuove minacce informatiche, senza voler fare lezione di “caccia ai terroristi” (il corso fa parte di un pacchetto di corsi di cybersecurity proposti dalla stessa Università del Colorado, ndr).

6. Duke University: Programming Fundamentals
La programmazione è un’abilità sempre più richiesta, e non solo da chi lavora allo sviluppo di software e app. Questo corso è un’introduzione alla programmazione in C, ma le sue lezioni si estendono anche ad altri linguaggi.

7. University of London International Programmes: Introduction to Virtual Reality
Una ricca introduzione per chi volesse imparare le basi della VR,  le sue diverse applicazioni nella vita di oggi e anche la storia di questa eterna promessa dell’hi-tech. Interessante anche il corso successivo: Making Your First Virtual Reality Game.

8. Harvard University: Modern Masterpieces of World Literature
Non si vive di sola tecnologia. E questo ciclo di lezioni di Harvard sembra imperdibile: una cavalcata di 8 settimane nella grande letteratura internazionale, da Goethe a Salman Rushdie, passando per (l’immenso) Borges.

9. Harvard University: China Humanities: The Individual in Chinese Culture.
Ammettiamolo: quando parliamo di Cina, lo facciamo in termini politici o sociali, senza quasi mai pensare al ruolo dell’individuo nella società cinese. Qui, tra sociologia e letteratura, si prova a colmare il gap.

10. Università degli Studi di Napoli, Federico II: L’Italiano nel mondo.
Ci piace chiudere l’elenco con un corso in italiano che indaga proprio sulla fortuna della nostra lingua nel mondo e offre “uno sguardo in prospettiva storica sulle radici dell’italiano e sulle sue vicende come lingua di comunicazione e di cultura”. Del resto come dar torto a EM Cioran quando diceva: “Non si vive in un paese, si vive in una lingua”?

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01 Jul 17:54

Did Syria use Chemical Weapons in Khan Shaykhun?

According to the Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW), Syrian citizens were exposed to sarin, a chemical weapon, in April of 2017 in the Khan Shaykhun area of Syria. The OPCW didn’t visit the site of the attack, but they did interview people and examine materials that came from the area.

The OPCW did not say who was responsible for the Sarin exposure. That wasn’t their job.

Ambassador Nikki Haley put out a press release saying the OPCW report is “… concluding that the chemical weapon sarin or a sarin-like substance was used in the attack.

Notice Haley’s replacement of “sarin” from the OPCW report with “sarin or a sarin-like substance” for her press release. That’s a tell. It means Haley has some reason to be skeptical that sarin was involved. If the OPCW is willing to call it sarin, why hedge? 

The OPCW does not offer an opinion on who was responsible for the exposure, or even that it came from an “attack.” Yet somehow Nikki Haley knows the chemicals came from a “chemical weapons attack.” Russia claims an airstrike on a nearby storage facility accidentally released deadly gas. But Russia is less credible than CNN, so that doesn’t mean anything.

Perhaps the United States has reliable evidence connecting the gas on the ground to an actual attack, but we citizens haven’t seen it. We did learn that a Syrian jet bombed the area at the time of the chemical exposure. But I don’t believe anyone found bomb fragments with sarin, or anything that conclusive. If so, we haven’t seen that evidence.

We are also asked to believe that Syria is planning “another” attack from the same place as the last one, while we watch every step of the way, using drones and whatnot. Does that sound like something a dictator does when he is on the brink of winning and – this is the best part – the only way he can lose from this strong position is by senselessly using chemical weapons?

Well, maybe. But Syria’s Assad and his Russian mentors don’t seem crazy to me. Brutal, sure. Liars, sure. But crazy? I haven’t seen evidence of that yet.

Apparently Assad has used chemical weapons in the past. If the event that leads to his demise is a manufactured story about his continued use of chemical weapons, I won’t feel any moral outrage. He has it coming. And I assume there is some military/strategic/negotiating advantage for the United States that comes from labelling Assad a repeat user of chemical weapons. So I still have confidence in the United States military leadership. 

But I automatically doubt any claim that comes from a war zone. This one is less credible than most. 

You might enjoy reading my book because it is book-like.

I’m also on…

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03 Mar 17:28

GranoSalus e l’analisi sulla pasta italiana, 5 punti da chiarire prima di creare allarmismo

by Gianluca Dotti
(Foto: GranoSalus)
(Foto: GranoSalus)

“Lo dicono le analisi: Don, Glifosate e Cadmio presenti negli spaghetti.” Questo il titolo scelto dall’associazione pugliese GranoSalus per (ri)lanciare la notizia di una (presunta) contaminazione della pasta prodotta da alcune tra le più note marche italiane.

Nel testo, pubblicato domenica 26 febbraio su granosalus.com si punta il dito contro aziende come Barilla, Divella, Voiello, De Cecco, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro. La tesi sostenuta è duplice: da una parte la presenza di contaminanti “pericolosi” nelle confezioni di spaghetti di tutte le marche, dall’altra la “confermata attività di miscelazione tra grani esteri e nazionali”.

L’argomento è presto diventato virale, tanto che in rete si sono moltiplicate le reazioni da parte di giornali, siti di informazione (1, 2) , debunkers (1, 2) e aziende produttrici (1, 2, 3, 4, 5). Facendo comunque prevalere il principio di precauzione, le concentrazioni di contaminanti sono in tutti i casi al di sotto dei limiti imposti per legge (come chiarisce anche la stessa GranoSalus), dunque termini come “avvelenamento” o “schifezze” paiono fuori luogo e rischiano di alimentare un ingiustificato allarmismo. D’altra parte, però, il dibattito scatenato impone di valutare tutti gli aspetti della vicenda, senza dare nulla per scontato.

Ecco quali sono le principali criticità emerse in seguito alla pubblicazione di GranoSalus.

1. Chi ha eseguito le analisi?
Nel testo pubblicato domenica scorsa si legge che le analisi sono state finanziate dalla stessa GranoSalus ed eseguite in generici “primari laboratori europei accreditati”, senza alcun dettaglio ulteriore. Un membro dell’associazione ha chiarito su Facebook che il nome del laboratorio “è a disposizione della magistratura e non è stato reso pubblico solo perché l’argomento è delicato e le pressioni forti”.

Nonostante la scelta dell’anonimato sia comprensibile, gli unici dati a disposizione sono quelli contenuti in una tabella pubblicata dalla stessa associazione, dall’aspetto artigianale e che riporta come ultima colonna il Giudizio GranoSalus, per tutte le marche negativo. Non esistono prove pubbliche che possano dimostrare che si tratti di un falso, ma nemmeno evidenze da altre fonti a sostegno della veridicità dei valori riportati.

(Tabella: GranoSalus)
(Tabella: GranoSalus)

2. Che cos’è GranoSalus?
Come dichiarato sul sito, si tratta di una associazione fondata nell’ottobre del 2016 a Foggia, in Puglia. La mission dell’associazione è “difendere i consumatori dando voce agli agricoltori”, per abbassare i limiti di legge dei contaminanti del grano duro “che non tutelano i consumatori italiani”. Sul sito dell’associazione è riportato un indirizzo email e il nome dell’autore dell’articolo, ma mancano altri riferimenti come un indirizzo o un numero di telefono per il contatto.

3. Che cosa ci dicono davvero i valori dei contaminanti?
Su questo aspetto si sono concentrati i principali siti di debunking, che hanno confrontato i valori della tabella con i limiti imposti dalla legge vigente. Oltre alla conferma ulteriore del rispetto delle norme, è stato calcolato che anche per il caso peggiore (secondo i dati GranoSalus è la micotossina Don nella pasta Divella) si supererebbero i limiti solo consumando 2 chilogrammi di pasta al giorno per tutti i giorni dell’anno. Qui e qui trovate altre considerazioni su numeri e leggi, ma in ogni caso con simili abbuffate di pasta si avrebbero problemi di salute ben più gravi degli eventuali effetti nocivi dei contaminanti.

In alcuni casi le contaminazioni riportate arrivano allo stesso ordine di grandezza del limite di legge, raggiungendo anche quote non del tutto trascurabili e pari al 30-40% del valore massimo tollerato dalla normativa. Allo stesso tempo, però, i limiti di legge sono stati scelti abbassando anche di cento volte le concentrazioni di contaminanti risultate innocue in esperimenti a lungo termine su cavie. Questo significa che il limite di legge non coincide affatto con il valore limite per la sicurezza alimentare, ma esiste un margine di sicurezza ulteriore tra ciò che è consentito legalmente e ciò che potrebbe essere nocivo per la salute. Concentrazioni infime di contaminanti, inoltre, sono presenti in tutto ciò che ingeriamo e respiriamo, e lo sbandierato obiettivo dello zero-residui è di fatto irraggiungibile perché metalli e altre sostanze si trovano ovunque nel terreno, nell’acqua e nell’atmosfera. Per questo le leggi non impongono un divieto assoluto della presenza di inquinanti, ma fissano limiti di concentrazione.

Sul fatto che le tre sostanze incriminate (Don o deossinivalenolo, glifosato e cadmio) siano davvero nocive per la salute si può discutere, poiché in molti casi si tratta di argomenti ancora aperti anche all’interno della comunità scientifica. I lunghi elenchi di malattie ed effetti collaterali spesso disinformano e creano il panico, perché ci si dimentica di chiarire come l’elemento più determinante sia sempre la quantità. In quantità sbagliata, anche l’acqua uccide.

4. Quale sarebbe il grano salubre?
Pochi lo hanno fatto notare, ma la tabella di GranoSalus riporta solo i bocciati. Sarebbe molto interessante avere, da parte di uno stesso laboratorio, un’analisi che mette a confronto tutte queste marche per cui il giudizio GranoSalus è negativo con qualcosa che ottenga un responso positivo. In altri termini, che cosa dovremmo dedurre da una simile indagine? Di smettere di mangiare pasta oppure di acquistarne di altro tipo? E nel secondo caso, quale?

Se davvero ci fosse un’evidenza scientifica sul fatto che esistono grani meno contaminati di altri, sarebbe perfettamente lecito da parte del consumatore propendere per l’uno o per l’altro prodotto includendo queste informazioni nella complessità della valutazione insieme al prezzo, ai valori nutrizionali, alla provenienza e al gusto. A parità (idealmente) di tutte le altre condizioni, chi non preferirebbe un prodotto meno contaminato, ammesso che esista? I dati di GranoSalus, però, mostrano solo una faccia della medaglia.

5. I contaminanti non dimostrano di per sé la provenienza estera
L’articolo di GranoSalus si sbilancia affermando che i dati confermano l’esistenza di una “attività di miscelazione tra grani esteri e nazionali”, che dimostrerebbe anche la prassi (illegale per il regolamento della Comunità Europea numero 1881 del 2006) “di miscelare grani contaminati con grani privi di contaminazione al fine di ottenere partite mediamente contaminate”. Alcune delle aziende citate hanno ribadito di non fare mistero della provenienza in parte italiana e in parte estera del grano utilizzato – giustificandola con l’insufficienza della produzione italiana in termini di quantità e a volte anche di qualità – mentre altri produttori hanno confermato la provenienza “al 100% italiana”.

I controlli spettano alle autorità competenti, che si occupano anche di incrociare i dati doganali con le quantità dichiarate dalle aziende produttrici e con le informazioni ricavate dalla tracciabilità della filiera. Denunciare un simile traffico illecito di grano a partire da un unico dato sulla contaminazione media, tra l’altro perfettamente a norma, è una conclusione un po’ forzata. La pretesa avanzata dai consumatori per una totale trasparenza aziendale, d’altra parte, è lecita e ben motivata.

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16 Jan 20:37

Metà della ricchezza del mondo nelle mani di otto super paperoni  

by webinfo@adnkronos.com
11 Dec 16:23

Con Voyo ogni auto diventa smart

by Redazione
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Non c’è bisogno di acquistare un’auto nuova per renderla smart. Basta Voyo. Questo piccolo dongle infatti si connette alla porta OBD-II della vettura, quella generalmente dedicata alla diagnostica di bordo, e rende intelligente la nostra quattroruote.

Basta connettere Voyo allo smarphone per accendere l’auto con un tap, tracciarne il posizionamento e conoscere parametri come il consumo, l’emissione di CO2 e i chilometri percorsi. Il bello di tutto ciò è che Voyo è compatibile con tutte le auto uscite dopo il lontano 1996.

Già finanziato su Kickstarter con 90mila dollari, presto Voyo sarà disponibile in preordine a circa 90 dollari sul sito ufficiale. Una piccola cifra per far pare un grande balzo avanti al nostro scassone poco intelligente.

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05 Dec 22:05

Trailer di Star Wars? Pfff. Interstellar? Ecco come poteva essere

by Paolo Attivissimo
Il trailer del prossimo Star Wars mi ha lasciato indifferente (con quell'inizio preso di peso da Balle Spaziali), e già sapete bene cosa ne penso di Interstellar. Ma ci sono cortometraggi come questo Wanderers che mi fanno venire la pelle d'oca. Non solo perché sono belli, ma perché sono reali. Mostrano quello che davvero, se vogliamo, potrà essere il nostro destino.

Nessuno dei luoghi mostrati è fantasia: sono tutti mondi reali del nostro sistema solare. Nessuna delle tecnologie presentate contraddice la fisica: si tratta soltanto di risolverne le sfide ingegneristiche. E le parole di Carl Sagan sono pura poesia del cosmo. Quest'emozione era quello che mi aspettavo da Interstellar e che (salvo qualche minuto qua e là) non vi ho trovato. Ma Wanderers mi ripaga. Buona visione.


C'è una galleria esplicativa delle scene del video, che hanno la stessa grazia ed energia artistica delle indimenticabili tavole di Chesley Bonestell: i pianeti (le “stelle vagabonde”, come sono vagabondi gli umani) visti dalla Terra; un'astronave lascia la Terra (una foto reale); la Grande Macchia Rossa di Giove (da un mosaico di foto della sonda Voyager); i geyser di Encelado, luna di Saturno (una foto reale della sonda Cassini); gli anelli di Saturno (immagine sintetica basata sui dati reali); un ascensore spaziale su Marte (mosaico di immagini reali NASA ed ESA); il sito di atterraggio di Opportunity su Marte, a Victoria Crater; un tramonto su Marte (fotografato dalla sonda Spirit nel 2005); una colonia sull'immensa cresta montuosa che circonda Giapeto, luna di Saturno, scoperta nel 2004 (immagine generata da dati reali).

C'è poi una serie di scene più fantastiche: un asteroide scavato, fornito di un'atmosfera interna e messo in rotazione per creare una colonia sotterranea, illuminata da un sole artificiale che corre lungo un binario centrale per creare un ciclo di notte e giorno. Gli astronauti che camminano su Europa, con Giove sullo sfondo, che dovranno avere una gran bella protezione contro le radiazioni letali che circondano il pianeta gigante ma godranno davvero di una vista spettacolare.

Volare con ali applicate alle braccia su Titano, una luna grande quanto il pianeta Mercurio, con un'atmosfera densa abbinata a una gravità ridotta, non è implausibile, anche se serviranno indumenti caldi e cadere nei laghi di metano liquido sarebbe, come dire, spiacevole. E che dire dell'incanto di saltare dal precipizio più alto del Sistema Solare, la Verona Rupes su Miranda, satellite di Urano, un abisso profondo almeno cinque chilometri? O della visione finale del bagliore notturno degli anelli di Saturno, visti da una piattaforma sospesa nell'infinita atmosfera del pianeta?

Questa è la mia fragile traduzione della magnifica prosa di Carl Sagan: “Nonostante i suoi vantaggi materiali, la vita stanziale ci ha lasciato frementi, insoddisfatti. Persino dopo quattrocento generazioni in villaggi e città, non abbiamo dimenticato. La strada aperta continua a chiamarci dolcemente, come una canzone d'infanzia mezza dimenticata... Attribuiamo ai luoghi lontani un certo romanticismo. Sospetto che la loro desiderabilità sia stata meticolosamente fabbricata dalla selezione naturale come elemento essenziale per la nostra sopravvivenza. Lunghe estati, miti inverni, ricchi raccolti, abbondante cacciagione: nessuna di queste cose dura per sempre. La tua vita, o quella della tua banda, o persino quella della tua specie, può essere merito di quei pochi inquieti, attratti da una fame che a malapena sanno articolare o comprendere, verso terre non ancora scoperte e nuovi mondi... Herman Melville, in Moby Dick, parlò a nome dei vagabondi d'ogni epoca e d'ogni meridiano. Disse: ‘Sono tormentato da un eterno prurito di cose lontane. Amo veleggiare su mari proibiti’. Forse è un po' troppo presto. Forse non è ancora il momento. Ma questi mondi, che promettono opportunità ignote, ci chiamano. Orbitano silenti intorno al Sole, e attendono.”

Questo è l'originale, tratto dal libro Pale Blue Dot: “For all its material advantages, the sedentary life has left us edgy, unfulfilled. Even after 400 generations in villages and cities, we haven't forgotten. The open road still softly calls, like a nearly forgotten song of childhood. We invest far-off places with a certain romance. This appeal, I suspect, has been meticulously crafted by natural selection as an essential element in our survival. Long summers, mild winters, rich harvests, plentiful game — none of them lasts forever. Your own life, or your band's, or even your species' might be owed to a restless few — drawn, by a craving they can hardly articulate or understand, to undiscovered lands and new worlds. Herman Melville, in Moby Dick, spoke for wanderers in all epochs and meridians: "I am tormented with an everlasting itch for things remote. I love to sail forbidden seas..." Maybe it's a little early. Maybe the time is not quite yet. But those other worlds — promising untold opportunities —beckon. Silently, they orbit the Sun, waiting.”
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
17 Nov 19:17

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17 Nov 19:15

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16 Nov 21:45

"Dovremmo rivendicare, nel nome della tolleranza, il diritto a non tollerare gli intolleranti."

“Dovremmo rivendicare, nel nome della tolleranza, il diritto a non tollerare gli...
11 Nov 17:53

nevver: Lost in space

07 Nov 19:22

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