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16 Jun 09:24

Il tratto disumano

by massimo mantellini


Una delle cose che ho capito molti anni fa stando in rete, perché diciamolo su Internet la platea di persone con le quale si interagisce direttamente è molto più vasta e meno contingentata, è che non si può piacere a tutti.

Tutti noi, credo, vorremmo piacere al maggior numero di persone possibile: si tratta – come si dice sempre in questi casi – di un vasto programma. Se poi le persone alle quali non piaceremo – e che intenderanno spesso farcelo sapere con urgenza – ci sembreranno dei cretini sarà anche più semplice. Ovviamente cretini dal nostro punto di vista, poichè qualsiasi allargamento dello sguardo ci farà comprendere immediatamente che ciascuno di noi è il cretino di qualcun altro, ma ecco insomma, quando le critiche e i biasimi che ci riguardano ci sembrano palesemente infondati l’idea di non piacere a qualcuno dei nostri critici risulterà comunque accettabile. Servirà anzi a corroborare un’ulteriore distorsione secondo la quale noi, proprio noi, siamo in missione per conto di Dio: stiamo costruendo un vallo fra le persone intelligenti e lo spazio selvaggio intorno.

La nostra bolla di interessi, punti di vista, parole che andiamo costruendo nel tempo in rete ha vantaggi e limiti ben noti. Non è di questo che volevo parlare. Dentro la nostra bolla saranno contenute, per la maggior parte, persone alle quali siamo convinti di piacere e che ci piacciono, dentro uno scambio di sguardi sulla cui superficialità forse non abbiamo ragionato abbastanza. Sono legami deboli quelli che costruiamo in rete con persone affini alle quali, molto spesso, affidiamo un ruolo affettivo superiore a quello che effettivamente hanno. Il bias di conferma che ci costruiamo attorno è un castello messo assieme con le carte da tressette. La sua solidità è simulata dal continuo ricircolo: dentro la nostra bolla le persone escono ed entrano in continuazione e la nostra concentrazione è riservata solo a quelli presenti in quel momento.

È in questa continua silenziosa mutazione, da noi spesso non considerata, che si fortifica l’idea di una umanità amichevole che ci supporta e ci è accanto, persone che abbiamo scelto, che sono lì, e che sono simili a noi. Se invece di un generico sguardo di insieme ci imponessimo una qualche contabilità sulla saldezza delle nostre relazioni online le scopriremmo assai più fragili e variabili.

È questo il tratto disumano della nostra vita in rete. Disumano perché così differente dalla nostra precedente idea di relazioni sentimentali costruite nella vita reale e che utilizziamo da un paio di millenni.

Il tratto disumano acuisce le differenze e innalza le tensioni. Replica quotidianamente contrapposizioni che fino a ieri gestivamo solo occasionalmente, sottolinea con brutalità la natura ondivaga e scarsamente inquadrabile delle persone. Fortifica in noi, specie nei momenti di crisi, la sensazione che i cretini siano tutti attorno a noi e che siano moltissimi.

Il tratto disumano – che nasce con gli ambienti digitali – è attualmente la più esatta rappresentazione di noi fra quelle a nostra disposizione. È dolore, piccole o grandi delusioni, nervi scoperti, ed è una conseguenza della nostra esposizione in rete.

Il tratto disumano è una mappa di noi di inedita precisione: ed è anche il punto inevitabile da cui dovremo partire se davvero la nostra aspirazione sarà quella di renderci migliori.


02 Mar 10:46

O con Matteo, o con Matteo

by Leonardo T
E così, insomma, io che considero il referendum abrogativo di Landini un'opzione suicida, non ho niente di meglio da suggerire che attendere un altro referendum (quello confermativo sulle riforme costituzionali) e in quel momento ammucchiarmi con Berlusconi, Grillo e chiunque altro nell'occasione darà una mano ad affondare la nave di Renzi. A medio termine, cosa avrò ottenuto?

Andrà del tutto sprecato il tempo trascorso a discutere e votare le riforme (d'altro canto non sono davvero un granché, queste riforme: per evitare pasticci ci sarebbe bisogno di correggerle subito con ulteriori riforme, tanto vale ripartire da capo). Avrò umiliato Renzi, senza che sia ancora comparsa all'orizzonte un'alternativa credibile. Probabilmente la legislatura finirà subito dopo, e Renzi sarà ancora il candidato del PD. Tutto quello che spero di ottenere è lo spostamento del baricentro del PD più a sinistra. Non è un po' poco? Ma soprattutto:

Non è la stessa cosa che propongo da dieci, vent'anni?

Sempre con questo baricentro da spostare, possibile che non mi venga mai in mente altro? La cosa angustia anche me, anche se qualcuno la chiamerebbe coerenza e magari ne andrebbe fiero: probabilmente sono un riformista, uno che ha come obiettivo la realizzazione di un grande partito socialdemocratico all'europea che punti all'egemonia nel Paese, e dunque da quando c'è il PD (ma anche prima) non faccio altro che spingere il PD come una formichina spinge un pachiderma. Nel frattempo i grandi partiti socialdemocratici europei non se la stanno passando un granché bene: forse siamo alla fine di una certa dialettica novecentesca tra socialdemocrazia e conservatorismo liberale, ma io continuo a spingere imperterrito. Le altre opzioni le trovo ancora meno ragionevoli.

O meglio: le altre opzioni secondo me si riducono a una sola. Siamo a un bivio, come sempre. Non si tratta di scegliere tra sinistra e destra, né tra Renzi e anti-Renzi. Credo che alla prossima consultazione la scelta sarà tra Euro e non Euro: e che tutto il resto, Renzi incluso, sarà subordinato a questo: vogliamo l'Euro? Dovremo tenerci Renzi, ancora per un po'. Non vogliamo più l'Euro? È una prospettiva meno folle di quanto non fosse uno o due anni fa.

Due anni fa la vittoria di Hollande ci aveva fatto sperare nell'inizio di una nuova fase. La Francia socialista avrebbe potuto coalizzarsi con gli Stati indebitati del sud e rimettere in discussione la politica tedesca e nordica del rigore. Avrebbe potuto andare così, ma non è successo.

Persino Renzi prometteva che ne avrebbe discusso con la Merkel. È andata com'è andata. A chi avesse ancora dei dubbi, l'esito della trattativa Tsipras-UE dovrebbe esaurirli. Il rigore non si discute. A questo punto l'uscita dall'Euro diventa un'opzione. Dolorosa quanto si vuole, autolesionistica indubbiamente: ma è l'autolesionismo della disperazione. L'ultimo spazio a disposizione del condannato per negare agli altri il diritto di disporre di lui. Oggi, alla luce di quel che è successo negli ultimi anni, è giusto ricordare che l'uscita dall'euro sarebbe un'opzione catastrofica, ma non necessariamente la più catastrofica. È lecito discuterne, non solo tra i fulminati dei blog di pseudoeconomia: vogliamo andarcene o restare?

Io ovviamente voglio restare, però gli antieuristi li capisco molto più oggi che in passato. Soprattutto non credo che nei tempi brevi la situazione politica ci concederà il lusso di una terza posizione: o saremo con l'euro (e con Renzi) o saremo contro. E con Salvini.

Mi dispiace metterla giù così brutale, ma in coscienza non credo che sia molto più complicata. Se si vuole perseguire una politica economica davvero alternativa a quella imposta da Berlino e Francoforte, occorre uscire. Purtroppo non esistono uscite a sinistra e uscite a destra: ce n'è una sola. Ritenete di meritare un partito più a sinistra del PD, un partito non compromesso col renzismo? Pensate che l'unità monetaria, così com'è stata realizzata, sia stata una cessione imperdonabile di sovranità? Salvini e Grillo saranno i vostri alleati naturali. Ma anche la Meloni, e molti berlusconiani tra i quali magari Berlusconi stesso.

Un'alleanza trasversale anti-euro al momento è l'unica che può mettere Renzi in difficoltà. È uno dei motivi per cui il ballottaggio è pericoloso: mentre è al momento impensabile una coalizione Grillo-Berlusconi-Salvini (anche se la pensano allo stesso modo quasi su tutto), al secondo turno sarebbero gli elettori dei rispettivi partiti a superare le diffidenze dei vertici e concentrarsi sull'unico candidato anti-euro rimasto in lizza. Grillo non voterebbe mai per Salvini, ma l'elettore di Grillo non avrà le stesse pregiudiziali. E anche l'elettore di sinistra anti-euro non dovrebbe averne. A nessun eventuale partito di sinistra - ammesso che si riesca a riorganizzarne uno - sarà concessa l'ambiguità con cui Syriza vinse le elezioni: dentro l'euro ma contro l'austerità. Dentro l'euro ma forse fuori. Tsipras bluffava anche per noi: Bruxelles ha visto le carte, fine dei giochi. Ora siete liberi di pensare che l'Italia possa risolvere i suoi problemi rimettendosi a coniare moneta. Ma non siete più liberi di cercarvi un candidato: quel posto se l'è preso il ragazzone arrogante con le felpe.

Mi dispiace, forse non doveva finire così, ma qui le nostre strade si separano. Ci vediamo dall'altra parte.
29 Jan 14:26

Clear Out Your Overwhelmed Email Inbox with the Nuclear Option

by Patrick Allan

Clear Out Your Overwhelmed Email Inbox with the Nuclear Option

Desperate times call for desperate measures. If you've tried a bunch of different strategies to get your inbox under control with no success, it might be better to start with a clean slate.

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01 Oct 05:24

Four charged with stealing intellectual property from US Army, Microsoft

by Megan Geuss

In an indictment unsealed today, the Justice Department revealed that it had charged four men with stealing information from the US Army, Microsoft, and a host of other game developers. Two of the charged men pleaded guilty on Tuesday.

The unsealed indictment—which was returned by a federal grand jury in April—alleges that starting in 2011, the four men targeted Microsoft and stole “Log-In Credentials, Trade Secrets, and Intellectual Property pertaining to its Xbox gaming system,” specifically the still-in-development Xbox One.

The four men also allegedly turned to Epic Games and used SQL injection attacks “and other incidents of unauthorized access” like stolen passwords to pilfer “unreleased software, source code, and middleware” from the upcoming Gears of War 3 title.

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