Shared posts

26 Jun 21:13

Exploding Disney Princesses Help You Express Frustration

BOOM. Simone Rovellini takes some classic saccharine scenes and gives them a violent twist.

Snow White

For when your co-workers are driving you to drink.

Snow White

Ariel

For when your first date is also definitely your last date...again.

Ariel

Belle

For when your boss asks you to stay late.

Belle

Jasmine

For when you trusted the wrong person with gossip.

Jasmine


View Entire List ›

23 Jun 17:20

Chi è il cretino?

by massimo mantellini

1) Gli editori tedeschi si lamentano perché Google News aggrega gratis le anteprime dei propri contenuti liberamente disponibili sul web.

2) La Germania approva una assurda modifica al copyright che prevede una remunerazione per le anteprime dei contenuti in questione (una norma molto pericolosa, praticamente un progenitore del divieto di link)

3) Google risponde che dal momento in cui la legge andrà in vigore, il prossimo 1 agosto, aggregherà su Google News in Germania solo contenuti esplicitamente autorizzati dagli editori e non pagherà un centesimo a nessuno.

Il candidato risponda a tre semplici domande: chi ci guadagna? chi ci rimette? chi è il cretino?


(via techcrunch)

20 Jun 20:12

“È Instagram ma si muove”. Instagram e i nuovi video da 15 secondi.

by Ottavio Nava

Il tanto atteso evento convocato da Facebook per oggi ha confermato i rumor circolati negli scorsi giorni: i video su Instagram.

Saranno state le tracce trovate dai developer nel codice dell’applicazione, sarà stato l’enigmatico “a small team has been working on a big idea” apparso sulla grafica dell’evento, sta di fatto che il lancio di questa nuova funzionalità non è stato proprio una sopresa.

Vista la rapida ascesa di Vine che proprio questo mese aveva superato per la prima volta il numero di condivisioni della piattaforma di foto sharing più famosa del mondo, la decisione sembra essere più che sensata. Stiamo parlando di più di 2,5 milioni di link in 24 ore… big deal!

Ciò che non è affatto scontato è il modo in cui Instagram ha deciso di implementare questa funzionalità e l’impatto che questo avrà sulla piattaforma stessa e sulle abitudini della community. Se infatti Vine permette di creare brevissimi video da 6 secondi in loop, Instagram è rimasta fedele alla sua visione “dare la possibilità di catturare e condividere momenti della propria vita in modo semplice e bello” e lo ha fatto  offrendo un’esperienza più “cinematografica”.

Vediamo come…

.

  • Video da 15 secondi, come ha detto lo stesso Kevin Systrom (co-founder di Instagram) “non troppo brevi da limitare la creatività e non troppo lunghi da risultare noiosi”
  • 13 nuovi filtri con altrettanti nomi  ad hoc perché “noi amiamo dare nomi ad ogni filtro”
  • Possibilità di scegliere la cover image di ogni video scegliendo tra i frame  ”perché è brutto ritrovarsi un frame casuale”
  • Modalità cinema “le vostre storie saranno davvero come al cinema”

Instagram Video

Il lancio di questa nuova funzionalità potrà sembrare poco innovativo, quasi un’emulazione di Vine e siamo sicuri che questo dibattito monopolizzerà la serata di molti di voi, come sta succedendo ai nostri colleghi Robin e Tom in questo video Instagram.  A prescindere dall’originalità crediamo invece che questo lancio offra diversi spunti di riflessione sul tema contenuto:

  • I tempi sono maturi per il video come tipologia di contenuto per raccontare “frammenti della propria vita” ma il linguaggio è chiaramente influenzato dal fattore tempo, siano i 6 secondi in loop di Vine più simili ad una GIF animata o i 15 secondi di Instagram più adatti a raccontare una mini storia cioè che conta sono: brevità e originalità.
  • Con l’implementazione dei video Instagram diventa di fatto la piattaforma più completa per la condivisione dei propri “frammenti di vita” e lo spazio ideale per dare sfogo alla creatività di tutta quella parte di utenti che ama creare e condividere contenuto. Se uniamo a questo l’enorme base utenti e la forte integrazione con Facebook è chiaro come questa piattaforma sia un ottimo canale dove concentrare gli sforzi per tutte quelle marche che ricercano un modo efficace di stimolare la conversazione e la partecipazione della propria community.
  • La “content curation” come attività di scambio di valore tra un brand e la sua community diventa sempre più interessante grazie a questa nuova funzionalità.
  • Facebook sta sempre più osservando e implementando le funzionalità vincenti dei competitor per affermare il suo ruolo di “sistema operativo della vita della persone”, basti pensare anche alla recente introduzione degli hashtag.

E voi cosa ne pensate? :)

18 Jun 22:18

C’è una guerra tra Social Media per il controllo dei contenuti?

by Luca Vanzella

Un bel pezzo di ReadWriteWeb che analizza l’importanza strategica del controllo dei flussi informativi nei social media

Nel web sociale, come nel mondo fisico, chi controlla il flusso dei beni ha il vantaggio strategico.

In un pezzo che merita di essere letto, Owen Thomas di ReadWriteWeb fa una riflessione sull’importanza strategica di controllare o almeno partecipare ai flussi di contenuti nel web sociale.

Paragonandolo al controllo della distribuzione dei beni fisici, Thomas ipotizza che partecipare – se non governare – il flusso di contenuti che vengono ogni giorno prodotti e condivisi sui social network sia un asset strategico per qualunque brand social, e fa luce sulla battaglia per l’accesso alla distribuzione dei contenuti tra i colossi del web sociale.

Ciò spiega l’importanza dell’acquisizione di Tumblr da parte di Yahoo!, precedentemente tagliata fuori dai social, e le schermaglie per negare l’accesso ai contenuti o alla lista dei contatti, per esempio da parte di Twitter verso Instagram.

Una delle ragioni del successo di Instagram, secondo questa logica, sarebbe proprio la facilità di postare le immagini anche sugli altri social, guadagnando così in visibilità su piattaforme molto usate, mentre la strategia delle grandi piattaforme di pubblicazione social (Facebook, Google+) sembra essere quella di accettare contenuti in ingresso ma di limitarli in uscita.

Foursquare, al contrario, vedrebbe la maggior parte dell’attività che vi avviene a partire da app in ingresso come Instagram. Si crea così una rete di media interdipendenti dove l’essere a valle della produzione del contenuto – agire come collettore dei contenuti altrui – spesso ha forte valenza strategica; ma solo fino al punto in cui questa posizione non trasforma il network concorrente nel produttore primario di contenuti, conferendogli potere.

Come nella lotta per il controllo dei beni strategici che avviene nella geopolitica fisica (acqua, petrolio, minerali rari e preziosi, cereali) anche nel social web c’è una complessa rete di strategie, tattiche e secondi e terzi fini per il controllo dei contenuti.

Guardando la mappa si evidenziano persino situazioni che appaiono paradossali: Google+ non ha nessun canale in uscita e solo YouTube in ingresso, a causa della scelta di Google di considerare la condivisione diretta di contenuti provenienti da altri media come “social spam”, scelta che con tutta probabilità ne sta danneggiando seriamente l’adozione. Al contrario Facebook, che problemi di adozione non ne ha, accetta contenuti da tutti ma esce solo nei confronti di Twitter.

Per avere un quadro chiaro di chi condivide cosa e con chi, RWW ha prodotto questa bella mappa in stile subway che evidenzia i flussi dei contenuti tra social media e le loro direzioni.

Quali sono gli effetti delle policy di condivisione sul successo e le caratteristiche dei vari media? Quali altre riflessioni si possono fare a partire da questa mappa?

L'articolo C’è una guerra tra Social Media per il controllo dei contenuti? sembra essere il primo su Ambito5 - Social Business Ideas.

18 Jun 22:15

Foursquare, la timeline per rivivere i nostri check-in

by Andrea Carnevali
foursquare-timeline

Recentemente Foursquare ha introdotto Time Machine, un progetto che ci permette di rivedere cronologicamente tutti i luoghi dove abbiamo fatto check-in in giro per il mondo da quando utilizziamo l’applicazione ad oggi. Attraverso l’aggregazione dei dati effettua connessioni tra i nostri spostamenti restituendoci parecchie statistiche suddivise per categoria.

Time Machine permette anche di selezionare ciascun check-in, condividere i nostri dati su Facebook o Twitter e rilascia un’infografica che sintetizza tutto il personale database. Di seguito la schada dei miei check-in dal 2010 ad oggi :)

 

Vi interessa il mondo del Mobile? Potreste trovare utili i nostri ebook gratuiti. Inoltre, vi consigliamo di abbonatevi al nostro Feed Rss e di seguirci su Facebook o Twitter per non perdervi nessun aggiornamento.

18 Jun 11:41

Comprare fan o followers e’ inutile e danneggia il mercato: ecco perche’

by Dario Ciracì

Già nel 2010 si parlava dell’inutilità dell’acquisto massiccio di fans e followers, pardon, di numeri e la situazione odierna sembra presentarci un’invasione di proposte di pacchetti di acquisto fans per Facebook, followers per Twitter o Google+, recensioni per Tripadvisor! Ce n’è per tutti con tanto di formule “soddisfatti o rimborsati”.



Fonte immagine: SocialMediaToday


C’è anche chi viene a proporci i propri servizi nei commenti ai nostri post:





(perbacco, un affare 10 euro 1000 fans e mi mette anche i mi piace!)

chi invece promuove ormai da tempo i propri servizi su Fb Ads e Google Adwords



e scopriamo poi che i rivenditori di tali servizi sono diversi.

Perche’ questi venditori di fumo rovinano il mercato!

Partiamo per ordine. Prima di tutto questi non sono professionisti, ma venditori di fumo. Sono la versione moderna, tecnologica e socialmediatica di Wanna Marchi e delle televendite su letture di oroscopi e stupidaggini varie. Rovinano il mercato perché implicano uno spreco di risorse nell’acquisto di numeri che renderanno esattamente 0euro all’azienda che li acquista (e che ne renderanno 0 anche nel lungo periodo!) e rovinano il mercato a chi fa seriamente Social Media Marketing. Questo perché un potenziale cliente si trova su un bivio: scegliere se fare Social Media Marketing come processo strategico di crescita o come una mercanzia di numeri.

Perché è una cosa totalmente inutile

1) I numeri che acquisterete a poco prezzo saranno o bot (solitamente) o utenti che si ritrovano iscritti a pagine a loro insaputa. In entrambi i casi NON INTERAGIRANNO MAI con quello che pubblicherete. Se anche interagissero la loro azione sarebbe automatizzata da software e il valore sarebbe ad ogni modo pari a zero.

2) E’ rischioso, in quanto un vostro competitor o cliente fedele potrebbe accorgersi della crescita improvvisa di utenti e potrebbe creare un effetto boomerang contro di voi fatto di passaparola di sfiducia.

3) E’ facilmente smascherabile. Le metriche di interazione diranno la verità. Il PTAT (people talking about this) sarà pari a zero o bassissimo, i vostri retweet saranno quelli di utenti senza immagini profilo e su Google+ avrete migliaia di followers e nessun +1 ai post.

4) Perché è una cosa totalmente inutile ve lo dicono anche i nostri lettori dalla nostra pagina Facebook:





Invece di comprare fans potete sempre leggere un mio post sui modi (naturali) per aumentare i fans alla pagina Facebook.

Vi siete convinti adesso? Condividete e diffondete il verbo! :)

17 Jun 11:51

Jimmy Fallon Reads the Best "Dad Quotes" Hashtags

13 Jun 14:13

Come sopravvivere a un’apocalisse zombie? Ci pensa Boost

by admin

Come sopravvivere a un’apocalisse zombie? Sulla scia del successo che i non-morti stanno avendo negli ultimi tempi – complice il kolossal “World War Z” in uscita – la compagnia di telefonia mobile australiana Boost ha prodotto una serie di cortometraggi per introdurre nel mercato una sua particolare offerta. “How to Stay Living in a zombie apocalypse” ha i contorni del pulp e dell’ironia: la tipa che dopo il massacro di zombie riprende i cavi dall’ufficio, il motociclista che si fa l’autoscatto dopo aver fatto una carneficina per prendere della benzina e così via. Di certo gli utenti non sono rimasti impassibili davanti a questi piccoli film horror: gli entusiasti stanno condividendo sui principali social e pare che il fatturato di Boost stia aumentando in maniera proporzionale alle visualizzazioni. Che gli zombie portino fortuna? No. Semplicemente basta saper utilizzare con intelligenza i trend del momento… Ma la miniserie di Boost merita davvero!

Articoli correlati:

  1. Quando la pubblicità si fa horror: Woolite chiama Rob Zombie
  2. Gli zombie camminano tra noi… a New York!
  3. Boost 190: il mistero si infittisce… sperimentazioni in corso?
11 Jun 22:54

Cos’è un Meme? Storia, evoluzione e applicazioni! [INFOGRAFICA]

by admin

Da qualche anno è una fonte inesauribile di preziose informazioni, coinvolgendo spesso stili frizzanti e accattivanti. Parliamo dell’infografica, ovvero l’informazione proiettata in forma più grafica che testuale, dall’inglese information graphic o infographic. In realtà è una modalità presente da sempre, ma solo ultimamente è divenuta un vero e proprio strumento per presentare dati, sondaggi e report. O qualsiasi altra cosa ci venga in mente. Altro fenomeno importante invece sono i meme, ossia una “vignetta” – spesso ironica – che si diffonde in maniera virale in Rete. Spiegazione davvero semplice, ecco, ma ce la facciamo bastare. Almeno prima di vedere questa: uniamo infografica e meme e nasce “What’s in a Meme?“, ovvero tutta la storia dei meme e relativa applicazione. Sarebbe da studiare all’università, forse.

Articoli correlati:

  1. Email marketing di successo [INFOGRAFICA]
  2. Marketing: l’evoluzione dei grandi loghi
  3. Facebook Timeline per aziende: il tutorial in #infografica
11 Jun 11:47

The history of Baker Framework

by Davide 'Folletto' Casali

When the iPad was announced I’ve seen in front of me one thing that wasn’t possible before, at scale: a revolution in the publishing industry for high quality books. That tablet made possible a market for that creating a widespread standardized platform. Before that, the only thing out there were ebooks made with formats such as epub, mobipocket and similar. Formats born on slow, low-resolution devices from another era.

Tablets could instead support high definition visualization, properly formatted pages and of course the potential of a digital support. Being a designer myself I immediately thought of all these wonderful books out there that now could have been translated to digital.

I was hopeful, but nothing happened.

The iPad was announced on the 27th of January 2010. The only books you could get there were still the old, poorly formatted books as before. Newsstand, Apple’s support for magazines – and magazines only – came out on the 12th of October 2011, 21 months later.

We didn’t wait for that small step forward. After a few months it looked clear to me, Marco and Alessandro that nothing was going to happen. We had a book, called 5×15 in Tokyo that we self published in 2007 through Lulu and during the summer of 2010 we decided to convert it as a digital publication: a proper, well designed digital book on iPad.

The technology choice there was obvious for us. A technology in the digital realm that allowed properly designed pages already existed. We didn’t have to invent anything.

It is HTML.

So, on the 3rd of November 2010 the book “5×15 in Tokyo” appeared on the App Store. On the same day the Baker Framework project was launched with its website and its GitHub account.

It was a success. With just an average amount of tweets and shares, we got lots of people interested, and between them there was Jolie O’Dell that published an article on Mashable that created the first spike of interest.

Baker 4.1

Together, we already had done lots of open source projects before Baker, but none of them took up like this one. In May 2013, Baker reached version 4.1 thanks to the contribution of a great community:

  • More than 50 publications has been made, at least the ones we are aware of
  • 1,374 developers are following the project on GitHub
  • 256 developers created forks
  • We managed more than 900 issues, comments, feature requests and discussions
  • We won a nomination as Best Innovative App at SMAU 2011

More importantly, lots of other projects started from Baker and the Hpub standard we openly defined. The first support came in the form of an excellent HTML5 template, Laker Compendium. A few people (1, 2) tried porting it to Android (not an easy task apparently). Some companies took the code and now have a specific offering like Computol or work exclusively as digital publishers with their custom CMS. MagRocket is one of the most integrated and published its own open source server and will provide hosting services. Ajar productions built the InDesign plugin In5 that exports directly to HPub for Baker.

We aren’t alone as well: a few months after the launch another great team here in London launched PugPig a HTML-based digital publishing platform as well. Even better: a company with that at the core. We were proud in meeting them and discovering that we were a source of information for their already excellent work (our issue tracker contains now loads of details). Today they are still running with loads of publications, a proper CMS and infrastructure. While we are sad we weren’t able to agree on the Hpub standard or an evolution of it, they are doing great and we are happy for that.

The Baker eBook Framework is more than a year ahead of a game being played by huge companies with massive resources. Though I see its future as uncertain, it deserves great credit for vision and innovation.
— Dave Bricker (2011)

In other words, not just a project, but a whole ecosystem started with the vision powering Baker. All of this with the marketing budget we had: zero. A true sign of having done something valuable. We had a vision of creating a new way to publish on tablet and Baker demonstrated beyond our hopes its feasibility and the interest for it.

What about the vision today?

We have HPub, but it’s still far from the scale and market share achieved by Kindle and iBooks. We are still far from having a proper industry standard and infrastructure to create high quality books and magazines: even if HTML on the web might just do fine, the ecosystem around the concept of reading a book is still different, and four years since the technical feasibility of this was possible, we are still without a solution.

05 Jun 11:00

Vi presento il Berlin Kombinat Tours: scoprire la Berlino autentica e sconosciuta

by Ruth
Buona domenica ancora più piovosa di tutte le altre domeniche, ho l’impressione che ormai pioverà per sempre!!!! aiuto!!!! Come promesso ecco l’articolo sul Berlin Kombinat Tours di Marta Nuzzo, buona lettura e buon tour! Ruth   Ciao a tutti, sono Marta di Berlin Kombinat Tours e forse mi avrete vista nel video “Vivo cosi’” con un gruppo di turiste durante il tour Kreuzberg 36.  Berlin Kombinat Tours e’ una agenzia di visite guidate in italiano a Berlino che offre un modo diverso …
02 Jun 20:37

Why Isn't "Magic The Gathering: Game Of Thrones Edition" A Real Thing?

I’ll trade you two Joffreys for a Robb. Look Wizards of the Coast, Tumblr user Jermtube made all the cards, now all you have to do is profit.

House Stark Starter Deck

House Stark Starter Deck

Source: jermtube.tumblr.com

House Baratheon Starter Deck

House Baratheon Starter Deck

Source: jermtube.tumblr.com

House Lannister Starter Deck

House Lannister Starter Deck

Source: jermtube.tumblr.com

House Greyjoy Starter Deck

House Greyjoy Starter Deck

Source: jermtube.tumblr.com


View Entire List ›

01 Jun 07:15

This is a Post of a Tweet of a Vine of an Instagram of a Tumblr Post of a Facebook Post of a Tweet.

This is a Post of a Tweet of a Vine of an Instagram of a Tumblr Post of a Facebook Post of a Tweet.

And a partridge in a pear tree!

Submitted by: Unknown

23 May 18:22

STREET BASKETBALL. L’autentica, sotterranea religione di New York

by andreasalvadore

700 campi all’aperto ( a volte un canestro sul muro esterno di una casa ) e 500mila giocatori potenziali. Tutti i ragazzi di New York hanno giocato, giocano a basket per la strada. Ci sono luoghi ad Harlem, nel Bronx, a Brooklyn, su Avenue of Americas nel Village ( “The Cage” ) consacrati alla religione numero uno della citta’. Tanto la squadra amata-odiata ( i Knicks ) continua a procurare dolori alla sua tifoseria ( anche di casa mia ) piu’ esplode l’agonismo tra i grattacieli. In questa stagione, fino al culmine agostano si moltiplicano i tornei che sfidano il caldo record metropolitano.
Il documentario uscito oggi in citta’, dopo essere passato vincitore in vari festivals, racconta le gesta di piccoli e grandi miti di questo sport underground. Molti approdati alla NBA, tanti di piu’ rimasti eroi della pallacanestro del passaparola, noti solo in una cerchia chiusa di fans. La dimostrazione che nella vita, oltre al talento, ci vuole tanta fortuna.

21 May 14:00

Perche’ molte campagne di grandi brand nei Social Media falliscono [case studies]

by Dario Ciracì

Quando un grande brand o comunque uno molto noto, apre degli account nei social, la prima cosa che noi addetti ai lavori iniziamo a fare è quello di monitorarlo. Nel momento in cui ci accorgiamo che viene ideato e lanciato qualcosa di carino e creativo come una strategia che coinvolge gli utenti o qualche applicazione virale, siamo pronti a parlarne ma in realtà poi, quello che fa parlare di più e su cui spesso si innescano vere e proprie meccaniche di “trolling” che fanno rimbalzare la notizia dall’influente al vero “sostenitore” del brand, sono i cosiddetti “fail”, ovvero quei fallimenti tattici o gestionali che spesso compromettono l’immagine di un brand e fanno ritenere che alla fine, sarebbe stato meglio se quella determinata azione non fosse mai stata fatta.

Di Social Media Fail ne parlammo qualche tempo fa evidenziando quelle che secondo noi potevano aggiudicarsi l’oscar delle peggiori campagne del 2012, ma volendo fare un’analisi ragionata di quelle che sono le principali cause che accomunano questi “fallimenti socialmediatici” dei grandi brand ho individuato almeno quattro tipologie di errori ricorrenti nella cattiva gestione dell’approccio al social media marketing e nello specifico:

  • 1. Cattiva gestione delle community;
  • 2. Assenza di moderazione nei contenuti generati dagli utenti;
  • 3. Errata pianificazione di campagne di advertising;
  • 4. Urtare la sensibilità degli utenti (pur di generare engagement);
  • 5. Eliminare una community nata dal basso ed autoalimentata.

Vediamoli uno per uno evidenziando dei recenti casi di studio di brand che si sono aggiudicati la nominations in almeno una delle categorie di errori sopra riportati.

1. Cattiva gestione delle community. Tezenis

Probabilmente la più diffuse delle problematiche. Sia perché occuparsi operativamente del content management (scelta e pubblicazione dei contenuti migliori per ogni canale social) che della moderazione e gestione delle relazioni (spesso entrambe le attività di competenza della stessa persona o dello stesso gruppetto di persone) non è da tutti, sia perché molto più spesso e soprattutto per i grandi brand, le decisioni strategiche e/o di gestione di eventuali crisi non spetta al community manager, ma allo strategist dell’agenzia o al direttore marketing dell’azienda.
Relativamente a questa tipologia di errori ci domandiamo 300 volte perché, Tezenis, abbia pensato di voler premiare soltanto il milionesimo fan accordandogli come premio “una sorpresa” e non emulare la scelta di Kiko di regalare il buono per lo smalto a tutte le fans? E se il milionesimo fan fosse stato un bot?



Fonte immagine

2. Assenza di moderazione negli UGC. Cynar, Ignazio Marino

Dare voce agli utenti e ai fans è quanto di più bello esista nel Social Media Marketing. Anzi, se vogliamo, è proprio dal Consumer Empowerment che nasce il social media marketing e se fatto bene, facendo partecipare gli utenti alla creazione del valore, il ritorno d’immagine (e di conseguenza economico) del brand è veramente alto e Barilla, con “Il Mulino che Vorrei” ha fatto scuola ed imitatori.

Però bisogna anche sapere che i troll sui social esistono :) e che se un minimo di moderazione non la inserisci rischi di fare delle brutte figure e di compromettere, in poco tempo, l’immagine anche ben costruita di marchi storici. Ecco cosa è capitato a Cynar che utilizzava un’applicazione che permetteva di “scrivere il tuo finale leggero”.



Gli utenti si sono divertiti soprattutto quando gli influenti e i blogger hanno fatto rimbalzare la notizia nei social.

La cosa più triste sapete qual è? Che da questo fail ne ha tratto vantaggio un competitor!!


Stessa assenza di moderazione sul sito di Ignazio Marino.





Fonte immagine: pagina Facebook Pennamontata

3. Errata pianificazione di campagne di advertising. Nutella

Se si intendere promuovere dei post su facebook o degli hashtag su Twitter investendo negli ads in occasione di determinati eventi bisogna fare attenzione al fatto che la campagna di advertising avrà una sua durata e se l’evento è in un determinato giorno non puoi mostrare all’utente l’annuncio a evento già concluso da giorni. Rischi altri fenomeni di trolling da non poco. Qui poi, non è che ci voglia molto ingegno, ma solo conoscenza dello strumento e corretta pianificazione delle tempistiche.




4. Urtare la sensibilità degli utenti (pur di creare engagement). Algida, Fiat, Durex

Questo ultimo punto non ha bisogno di parole, le immagini spiegano da sole quello che voglio dire :)


Algida





Fiat


Durex





Fonte immagini: Squer

5. Eliminare una community nata dal basso ed autoalimentata. Ferrero

Bisognerà capire cosa frulla nella testa dei dirigenti di Nutella (secondo me qualche rotella è saltata) perché chiudere un’intera community autogenerata ed autoalimentata è veramente “una cagata pazzesca” per dirla alla Fantozzi. E’ di oggi l’annuncio che Ferrero ha deciso di far chiudere il World Nutella Day, l’evento dei fan che celebra lo storico e goloso prodotto che aveva raccolto 40 mila fans su facebook e 7 mila followers su Twitter. Verrà chiusa la pagina Facebook, il canale Twitter e lo stesso sito che ospitava oltre 700 ricette a base di Nutella inviate dai fans.







UPDATE!

Dopo il buzz di rabbia generato ieri in rete, scopriamo oggi dal sito ufficiale della Ferrero che il World Nutella Day non verrà più chiuso! Vittoria quindi dei contenuti generati dagli utenti! ;)





Ringrazio il gruppo Facebook “Community Managers Italy” per gli spunti trovati.


Sembra che alla base di questi errori ci sia spesso la superficialità nel non comprendere che, gestendo un grande brand, si ha molta più esposizione mediatica e ogni piccolo errore, anche quando fatto in buona fede, può essere frainteso e far gridare qualcuno al Fail. Il più delle volte però sono veri e propri errori, pessime scelte contenutistiche (vedi il gelato Algida) o di scelta strategica (premiare soltanto il casuale milionesimo fan di una pagina!). Altre volte invece possono essere strategie dall’idea ottima ma che necessitavano di qualche attenzione particolare (la moderazione dei contenuti generati dagli utenti).

Queste sono le quattro tipologie più ricorrenti di problemi che ho individuato per i grandi brand. Se volete segnalarne altri, siamo a disposizione anche ad aggiornare il post! ;)

18 May 11:41

Budweiser: i bicchieri che si connettono a Facebook

by Roberto Venturini

Cosa c'è di più naturale di diventare amici scolandosi una birra insieme?


Detto fatto.

Budweiser ha realizzato (ad uso suoi eventi notturni), dei bicchieri con Chip incorporato, che vengono distribuiti nel locale. I Büddy Cup.

Con un lettore di QR code e uno smartphone, si associa il chip del bicchiere al tuo profilo Facebook.

Da lì in poi, tutte le volte che si avvicina il bicchiere ad un altro bicchiere  (o si brinda), automaticamente scatta l'amicizia tra i due profili...  (scusate la fantasia malata, ma questa tecnologia sarebbe ancora più appropriata per Durex...)




Approfondimento:
http://mashable.com/2013/04/27/budweiser-buddy-cup/
http://www.gadgetreview.com/2013/04/budweiser-buddy-cup.html


[Branding & Marketing Blog / Venturini]
16 May 15:40

Luca Zamoc

by Buddy

Luca Zamoc è più giovane di me, e già questo mi da parecchio al cazzo.

Luca Zamoc disegna quello che gli pare come gli pare e dove gli pare, e questo mi fa girare parecchio i coglioni.

Ora io non lo conosco ancora, ma partiamo col piede sbagliato.

Luca Zamoc - Illustratore e graphic designer italiano

Luca Zamoc è un illustratore e graphic designer che passa dalle illustrazioni digitali ai murales, dall’inchiostro su carta e pennini giapponesi alle animazioni 2D. Il suo lavoro richiama alle vecchie incisioni dei romanzi fantastici e d’avventura, intriso di passione per simbologie, esoterismi, bestiari medievali e iconografia sacra. Tra abissi marini e creature mitologiche.

Tutto sembra accostato con cura secondo delle riflessioni precise. Una scia di briciole che potrebbero portarci a messaggi nascosti: forse le ragioni della rotazione terrestre e il significato del perielio, o forse il numero di telefono di Selvaggia Lucarelli.

Luca Zamoc - Illustratore e graphic designer italiano
Luca Zamoc - Illustratore e graphic designer italiano
Luca Zamoc - Illustratore e graphic designer italiano
Luca Zamoc - Illustratore e graphic designer italiano
Luca Zamoc - Illustratore e graphic designer italiano
Luca Zamoc - Illustratore e graphic designer italiano
Luca Zamoc - Illustratore e graphic designer italiano
Luca Zamoc - Illustratore e graphic designer italiano
Luca Zamoc - Illustratore e graphic designer italiano
Luca Zamoc - Illustratore e graphic designer italiano

Qualunque siano i vostri interessi potrete chiedere direttamente a lui dal 29 maggio al 1°giugno grazie a C.R.E.A.M – Creativity Rules Everything Around Me, l’evento organizzato da Comb Studio.

Noi saremo li strafatti di vodka e ginger ale a far finta di comprendere i molteplici significati della Cabala.

Clicca qui per vedere il video incorporato.

Luca Zamoc

14 May 12:41

Tribute WIN

Tribute WIN

Submitted by: Unknown (via Buzzfeed)

10 May 07:58

My Brain is Clutch

10 May 07:11

lovecraft : scienceisbeauty: Are you suffering a long Monday?...

by joberholtzer


lovecraft : scienceisbeauty:

Are you suffering a long Monday? Click the image to put the concept of time in context and relieve this pain by yourself.

More: exploringtime.org

01 May 20:52

Jason Collins Makes History: Sells his first jersey

by noreply@blogger.com (Glenn)

It was a Tuesday afternoon in Albuquerque. Merle Douglas was sitting behind the table at the sports apparel store where he worked. It had been a slow day so he was gazing at nothing in particular; he almost didn't notice as a young, well dressed customer approached him.

"Excuse me."

Merle was startled for a moment and then settled into his professional demeanor.

"Hi there. What can I do for you?"

The young man paused for a moment before saying, "I'd like a Jason Collins jersey, please."

Merle once again was startled. He had a hand in picking the merchandise for the store and couldn't remember ever ordering anything for a 'Jason Collins'. All the same, he thought he'd check.

"Jason Collins, huh? What is he a hockey player or something?" He asked while typing the name into the store computer.

"No, he plays basketball." The customer responded.

Merle stared at the results screen looking thoughtful. "I'm sorry, I'm not seeing anything."

"That's OK. Thanks anyway." The customer said before walking out of the store. Merle watched him for a moment as he merged with other mall customers outside. He thought for a moment about the strangeness of the encounter, but quickly was back to staring vacantly ahead.

The next few hours were more normal. He sold a few Kevin Durant jerseys and football helmets. The memory of his unusual encounter had almost vanished, when around 5 o'clock a tall, lanky teenager walked up to his desk.

"I'm looking for a Jason Collins jersey." The young man said in a deep voice.

"Did you just say you were looking for a Jason Collins jersey?" A startled Merle responded.

"That's right."

"Uh, we don't have any of those."

"Are you sure?"

"Yeah somebody just asked for one. He's a basketball player, right."

"Yeah."

"Say, what's his deal? Is he a rookie or something? I've never heard of him."

"No. He's been in the league for over a decade."

"Huh... That's odd. Well, what team does he play for?"

"He doesn't play for a team."

"He doesn't play for a team?"

"No, nobody really wanted him. He's a 34 year old free agent." Said the youth, leaving a stunned look on Merle's face. The lanky customer turned and walked towards the door. Merle snapped out of his momentary stupor.

"We got LeBron James jerseys!"

"Don't want 'em." The youth called back. With that, Merle watched as another customer was out the door and swept up in the tide of shoppers—this time, with a head bobbing along seemingly a foot above everyone elses.

"This is getting kinda weird." Merle muttered to himself as the phone rang.

"Hello, Shady Grove Sporting Goods how may I help you... A what? A Jason Collins jersey? What the hell...were you just here? ...And I suppose this isn't some prank you and your friends just came up with? ...What's that? ...Oh sure, everybody just wants a Jason Collins jersey all of a sudden. Well, we're all out, sorry." Merle hung up the phone.

Out of curiosity, Merle decided to do an online search for Jason Collins. Maybe that would clear things up, he thought. When he entered the name into a search engine, he saw that most of the results he got back were from a site called Basketbawful. He'd never heard of the site, and started paging through the results.

Staring intentally at the screen, Merle eventually muttered out loud, "What the hell is a Voskuhl?"   

At this moment, another customer had approached his desk unseen. He cleared his throat, which caused Merle to look up and see a heavy-set man dressed like a biker with a long whispy white beard. His arms were covered with tattoos and he was wearing sunglasses despite being inside.

"...Yes?" Merle asked, with a somewhat tentative tone is his voice.

"Yeah, I want a Jason Collins jersey."

Merle could hardly believe it. "You're kidding."

The biker leaned over the desk, getting within a whisker or two of the now terrified clerk. "Do I look like I'm kidding?"

"Uhm... we're out, but let me call the NBA store for you and see if I can order one."

"Yeah, you do that."
...............................................................................................................................

Addendum: The NBA store informed Merle that they had never bothered to make a Jason Collins jersey, which led to him getting his ass kicked in the parking lot. However, the next morning he ordered some from a Chinese supplier he found on the internet, saving him further bodily harm from the bikers, and making history in the process.
23 Apr 13:06

George Widener

by Cesare Alemanni

Questo pezzo è uscito su Studio.

George Widener ha 51 anni ed è affetto da Sindrome di Asperger, un disturbo della personalità imparentato con l’autismo. In tempi politicamente meno corretti alcune persone colpite da questa sindrome venivano chiamate idiots savants, idioti sapienti, poiché presentavano una o più capacità prodigiose accompagnate a una certa difficoltà nell’esecuzione di compiti semplici. Widener è una di loro. Può passare un intero pomeriggio ciondolandosi seduto sul bordo del proprio letto ma a chi domanda il giorno della settimana in cui cadeva la terza defenestrazione di Praga (23 maggio 1618) risponde senza esitazioni: «Era un mercoledì». Non lo ha studiato, lo ha calcolato lì per lì. Quello che a una persona nella media porterebbe via un paio di minuti, persino con una calcolatrice alla mano – ammesso che conosca il procedimento corretto – per lui è un no brainer. Tre anni fa il suo cervello ha battuto in una gara di velocità un ex ingegnere della NASA armato di un laptop caricato ad algoritmi.

Fin dall’infanzia Widener ha sviluppato un rapporto intimo con le date. Praticamente – dice – non calcola, vede. È in grado di affermare su due piedi che giorno della settimana sarà il 9 settembre 9999 o era il 7 luglio 777,  memorizzare fatti con una precisione impressionante e ricostruire ricorrenze e analogie tra date ed eventi distanti secoli tra loro. Il caos della Storia per lui è una stanza ordinata in sette cassetti: lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica. In quest’ultima sconsiglia di volare: molti incidenti. Il venerdì non è un buon giorno in generale: frequenza di catastrofi.

Widener è nato a Cincinnati in Ohio, secondo figlio di una coppia disastrata degli Appalachi: il padre muore giovane, la madre è un’alcolizzata con cinque figli avuti da cinque uomini diversi. La nonna – ha ricordato lui stesso in un’intervista – è stata la prima a intuire l’attrazione di George per i calendari: a 6 anni amava già combinarne le date secondo criteri di affinità numerica o coincidenze storiche. Purtroppo, per lungo tempo sua nonna è stata anche l’unica persona ad apprezzare e comprendere le peculiarità di questo talento e così, con gli anni, lo scollamento tra il caos del mondo esteriore e il suo bisogno interiore di trovare un ordine ha scavato una voragine, rendendo Widener pressoché disabile per tutta la gioventù. Un documentario della BBC di pochi anni fa ce lo mostra a Time Square, di fronte al billboard su cui scorrono gli indici del Nasdaq. È l’immagine di una persona che sta soffrendo, sopraffatta dalla sua stessa pressione compulsiva. La rapidità e la quantità di quei numeri sono troppo anche per lui, non ne regge il passo e tuttavia la necessità di sminuzzarli lo segue come un’ombra. È una sequenza che riassume tutta la prima parte della sua vita.

Per la maggior parte del tempo GW non riesce a pensare ad altro che a cifre e date, così maniacalmente e intensamente che spesso gli è impossibile fare qualsiasi altra cosa. È la vecchia storia del talento che si trasforma in una maledizione. Tra i 25 e i 40 anni vagabonda, per l’America prima e l’Europa poi, sopravvivendo come può tra lavori saltuari ed elemosine. Di giorno frequenta le biblioteche e manda a memoria nozioni scovando curiose correlazioni tra eventi storici legati da fili logici invisibili a chiunque non abiti nella sua testa, mentre di notte dorme per strada o in rifugi per senzatetto. Quando ritorna a Cincinnati per tutti è un pazzo su cui pesa una frettolosa e incompetente diagnosi di anni prima. Dice “schizofrenia” e lo porta a isolarsi sempre di più nel suo mondo di calendari.

Il 2000 è la data che gli cambia la vita. Uno psicologo si interessa al suo caso: il paziente non è schizofrenico ma “soltanto” affetto da sindrome di Asperger. Widener smette di sentirsi un reietto pericoloso per sé e per gli altri e inizia a definirsi con orgoglio un “high functioning calendar savant“. Un giorno, nel 2006, incontra Kim Peek, un autistico in grado di leggere due libri contemporaneamente e ricordarli a memoria parola per parola ma incapace di vestirsi senza l’aiuto di un’altra persona. È la persona che ha ispirato il personaggio di Dustin Hoffman in Rain Man. Da quel momento Widener capisce di fare parte di una tradizione di maghi del sapere e fa una cosa che non aveva mai fatto prima: mostra a qualcuno i suoi disegni. Sono anni che ne realizza su fazzoletti di diner e bar che poi incolla gli uni agli altri per ottenere una tela completa.

Continua a leggere su Studio

18 Apr 20:45

Guerra 14-18, in memoria su Facebook. Col profilo di un soldato. In diretta.

by Roberto Venturini
Operazione memoria. A tratti toccante.

Forse un'operazione inutile nella superficialità dei social media, assediati da bimbominkia, gente che non sta bene e imbecilli vari. Ma necessaria.

Per far conoscere la tragedia umana che è stata la prima guerra mondiale, si è fatto finta che Facebook esistesse già, all'epoca. Ed è stato aperto un profilo per uno dei milioni di soldati in trincea.

Con i suoi post. E i commenti dei suoi amici, dell'epoca. E della moglie. E le foto.
Raccontando la vita quotidiana in mezzo a fango e proiettili.



Organizzato dal Musée de la Grande Guerre, è un viaggio nella durezza di una guerra che ha fatto milioni di morti, ha praticamente azzerato una generazione di francesi e tedeschi, ha avuto un impatto totale sulla storia del mondo.

Visibile, per un mese e mezzo, qui: http://facebook.com/leon1914

[Branding & Marketing Blog / Venturini]
18 Apr 16:27

Prima Renzi, poi Bersani: l’abbraccio col Pdl che Grillo voleva

by giovannacosenza

Bersani e Alfano, l'abbraccio

È fatta, ha vinto Grillo, e ha stravinto oggi ancor più che nel giorno delle elezioni. La resistenza con cui i deputati e senatori del M5S hanno respinto con tutte le loro forze, per giorni e giorni, i tentativi di accordo che il Pd faceva nei loro confronti ha finalmente raggiunto l’obiettivo che Grillo si prefiggeva: portare il Pd nelle braccia del Pdl. Indurlo al cosiddetto “inciucio”, per dimostrare che loro, i partiti, la “casta” sono tutti uguali, a destra come a sinistra. E loro l’hanno mostrato, accidenti se l’hanno mostrato, addirittura ostentato, permettendo uno scatto fotografico che li inchioda per sempre: l’abbraccio fra Bersani e Alfano, le loro facce ammiccanti e conniventi sono un simbolo potente di questo.

È andato, finito, bruciato: il Pd non c’è più. Tutta colpa di Bersani? Attenzione: Bersani è stato un disastro, senza dubbio alcuno, e potrei ripercorrere minuto per minuto la parabola discendente che ha tracciato dalle primarie in poi. Un disastro di chiusura e cocciutaggine. Ma sparare su di lui è ormai come sparare sulla Croce rossa e allora preferisco spendere una parola su Matteo Renzi, su cui molti – nel Pd e fuori – nutrono rimpianti e riservano speranze.

Bersani oggi abbraccia letteralmente il Pdl, nella figura in carne e ossa di Alfano. Ma Renzi? Be’, Renzi fino a qualche giorno abbracciava metaforicamente il Pdl a ripetizione, prima spendendosi in dichiarazioni (anche forti) a favore di un accordo con il Pdl per governare, poi incontrando Berlusconi a Parma (senza farsi mai fotografare, furbacchione, per evitare il simbolo). Fino a qualche giorno fa. E oggi? Be’, oggi Renzi prende le distanze dall’accordo fra Bersani e il Pdl sul presidente della Repubblica. Detto in altri termini, sta dalla parte di Grillo. Detto ancora in altri termini, sta dalla parte di chi ha fatto di tutto per distruggere il Pd. Insomma capisco chi, non essendo del Pd, vede in Renzi un possibile leader. Di un altro partito. Ma davvero non capisco come possano (ancora) pensarla così persone che hanno votato Pd.

Questo articolo è uscito, in forma lievemente modificata, anche sul Fatto Quotidiano.


Archiviato in:comunicazione politica Tagged: Bersani, elezioni Quirinale, Grillo, inciucio, M5S, pd, Renzi
13 Apr 20:53

Il Grillino Odia: La Cittadina Portavoce Non Può Rendicontare

by Blicero

Lombardi Out Loud

La Cittadinaportavoce™ Roberta Lombardi ha un problema. Un enorme problema. E non sto parlando delle polemiche sulla frase rivolta al Presidente della Repubblica («Da quello che ho visto del presidente penso che abbia diritto di godersi la sua vecchiaia e di fare il nonno»), delle peripezie parlamentari, del complicato rapporto con l’idolo pacioccoso Vito Crimi e nemmeno della guerra strisciante con l’imbalsamato mondo mediatico italiano.

No, Roberta Lombardi ha subito un vile furto – e ha deciso di vergare un breve status su Facebook per rendere edotto il Popolo Della Rete dell’infausta circostanza:

Ieri sera mi hanno rubato il portafoglio dalla borsa. Oltre l’immane seccatura di rifare carte, patente, codice fiscale e il piccolo dispiacere per l’oggetto in sè, ho perso tutte le ricevute delle spese sostenute finora…….. Poca roba, circa 250 in un mese. Poichè è mia intenzione trattenere dalle voci di rimborso che compongono il mio stipendio solo quelle effettivamente sostenute e documentate e restituire il resto, cosa faccio? Aspetto vostri consigli.

Nulla di grave, direte voi. E invece sui commenti (più di 500 mentre scrivo) l’esigente elettorato grillino – ebbro di incendiaria retorica su «trasparenza» & affini – sta cucinando a fuoco lentissimo la capogruppo pentastellata alla Camera.

Nonostante qualche timido attestato di stima e un pratico consiglio,

lombardifail  lombardifail-3

La sparizione di 250€ interroga profondamente uno dei valori cardinali dell’Essere Grillini.

lombardifail-2

Qualcuno si chiede se dietro l’operato del ladro non ci siano sordide motivazioni politiche, o se non si tratti tout court di una manovra complottarda ordita dei nemici del Nuovo Che Avanza.

lombardifail-4

lombardifail-6

Ma l’elettore grillino medio è davvero inflessibile. Niente documenti? Niente rimborso.

lombardifail-5

Anzi, solo il fatto di aver parlato di rimborsi è una roba da «accattoni parlamentari».

lombardifail-7

Quindi, che fare? Come risolvere questa spinosa questione? C’è chi propone un «referendum»,

lombardifail-17

Chi ha intenzione di «martellarsi i coglioni»;

lombardifail-9

Chi caldeggia le «rimborsarie»;

lombardifail-16

E chi, naturalmente, chiede la testa della Lombardi al grido di VERGONIA!1 e DIMISSIONI.

lombardifail-8

lombardifail-18

Già, ormai è troppo tardi. Il patto di fiducia tra la Cittadinaportavoce e la Ggente si è ormai irrimediabilmente compromesso.

lombardifail-10

lombardifail-11

lombardifail-12

lombardifail-13

lombardifail-14

Insomma, è davvero difficile farsi un’opinione ponderata sull’ennesimo scandalo che travolge i deputati a Cinque Stelle.

Fortunatamente, il commento di un utente particolarmente sagace può aprirci gli occhi e legittimare quello che stiamo pensando dal 25 febbraio 2013 ad oggi.

lombardifail-15

13 Apr 12:59

Stanchi dei vecchi social? Ecco le ultime novità per il 2013!

by Patrizia Squarcini

Come il mondo della moda, anche i social network hanno sempre nuove proposte, per ogni stagione!
Curiosando sulla rete, abbiamo trovato i nuovi social network del 2013, e ne abbiamo provati alcuni per voi.

Pheed_notext

Pheed – Condivido e ci guadagno!

Un layout che ricorda Tumblr e funzionalità base prese da Facebook, Twitter, Instagram e Pinterest. Pheed è un vero e proprio ibrido dei social di maggior successo. Lanciato nell’ottobre 2012, Pheed ha riscosso subito un gran successo in particolare tra star holliwoodiane e i cantanti più in voga sulla scena pop. Infatti, la particolarità di Pheed sta nel fatto che si tratta di un “pay-as-you-go social network”. Perché condividere canzoni, foto, testi, e live gratis, quando potrei farlo ricavandone un reddito? Da qui è nata l’idea di creare un vero e proprio tariffario per acquistare video, canzoni, foto e altri contenuti, a partire da 1,99 $ fino a un massimo di 34,99$. Da vera e propria azienda commerciale, Pheed trattiene la metà dell’importo. La relativa App è disponibile per iPhone, e in arrivo anche per Android. Gli utenti possono facilmente loggarsi con il proprio account Facebook, e iniziare a “guadagnare” postando i propri contenuti!

 

Chirpify – la versione commerciale di Twitter

Fare acquisti on-line ormai è diventato semplice come cliccare su un tweet. No, non è un modo di dire per gli amanti del microblogging, ma l’idea che sta alla base di Chirpify, il nuovo social che permette, appunto, di fare acquisti direttamente dal proprio profilo Twitter. Basta disporre di un account Paypal, collegarlo al proprio account Twitter, e il gioco ha inizio. Per vendere un prodotto è necessario compilare la scheda dedicata, che verrà visualizzata come un vero e proprio Tweet, ma con una differenza: apparirà il pulsante “Buy”, su cui l’utente potrà cliccare per acquistare direttamente il prodotto. Tutta la transazione avviene tramite Twitter, mentre Chirpify trattiene il 5% di commissione.

ThumbHomeBig

Thumb –Up or Down?

Sicuramente “thumbs up” per il nuovo social network che risponde ad ogni dubbio o domanda. Non sapete decidere il vostro outfit, scegliere il prossimo libro da leggere o comprare un biglietto per quel concerto? Chiedetelo agli altri “indecisi” come voi! Thumb è infatti uno strumento di “personal crowdsourcing”: scattate una foto, ponete la domanda che vi sta dannando, scegliete il vostro target e in un attimo avrete decine di risposte e commenti. Thumb infatti è secondo solo a Facebook per engagement generato, sintomo di una società che non solo ha sempre più voglia di condividere e “spiare”, ma anche forse di una maggiore necessità di “approvazione” e consenso sul social.

 

MySpace – Il grande ritorno

Ma come, non si parlava di novità? MySpace non era “morto” anni fa? Sì, ma è tornato in una veste tutta nuova! Con lo stile di un e-magazine e con elementi “rubati” un po’ qua e là, MySpace ora riassume un po’ tutte le caratteristiche che un social deve avere. Come in origine, MySpace torna in voga per connettere i fans alle popstar. Il primo a rilanciarlo infatti è stato Justin Timberlake, forse un po’ nostalgico di quel mondo che l’ha accolto ai suoi esordi sulla scena pop internazionale.

 

Sina Weibo – Nuovi social dalla Cina

Arriva dalla Cina il sito di microblogging che mixa caratteristiche di Twitter e Facebook. Weibo è già uno dei siti di networking più popolare al mondo, il primo in Cina, con 100 milioni di messaggi postati al giorno. Come Twitter impone un limite di 140 caratteri, con la differenza che in mandarino 140 caratteri consentono un vero e proprio post! Accanto a Weibo spuntano altri siti noti al pubblico asiatico e non: da Youku, la versione orientale di YouTube, al giapponese Mixi, passando per la piattaforma di gaming coreana GREE. Chissà che i nuovi trend non arrivino proprio da qui!

 

Nonostante una certa malinconia per MySpace, il mio primo vero social, mi sento di esprimere un giudizio particolarmente positivo su Thumb: semplice e immediato, ideale per il mobile (ammiettamolo, al giorno d’oggi usiamo più smartphone e tablet dei pc!).

Ora tocca a voi provarli e dirci cosa ne pensate!

10 Apr 13:33

Signore e signori, l'Universo

by Paolo Attivissimo

Questo è il link. Non dico altro. Non serve dire altro. Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
10 Apr 11:22

Stanchi dei vecchi social? Ecco le ultime novità per il 2013!

by Patrizia Squarcini

Come il mondo della moda, anche i social network hanno sempre nuove proposte, per ogni stagione!
Curiosando sulla rete, abbiamo trovato i nuovi social network del 2013, e ne abbiamo provati alcuni per voi.

Pheed_notext

Pheed – Condivido e ci guadagno!

Un layout che ricorda Tumblr e funzionalità base prese da Facebook, Twitter, Instagram e Pinterest. Pheed è un vero e proprio ibrido dei social di maggior successo. Lanciato nell’ottobre 2012, Pheed ha riscosso subito un gran successo in particolare tra star holliwoodiane e i cantanti più in voga sulla scena pop. Infatti, la particolarità di Pheed sta nel fatto che si tratta di un “pay-as-you-go social network”. Perché condividere canzoni, foto, testi, e live gratis, quando potrei farlo ricavandone un reddito? Da qui è nata l’idea di creare un vero e proprio tariffario per acquistare video, canzoni, foto e altri contenuti, a partire da 1,99 $ fino a un massimo di 34,99$. Da vera e propria azienda commerciale, Pheed trattiene la metà dell’importo. La relativa App è disponibile per iPhone, e in arrivo anche per Android. Gli utenti possono facilmente loggarsi con il proprio account Facebook, e iniziare a “guadagnare” postando i propri contenuti!

 

Chirpify – la versione commerciale di Twitter

Fare acquisti on-line ormai è diventato semplice come cliccare su un tweet. No, non è un modo di dire per gli amanti del microblogging, ma l’idea che sta alla base di Chirpify, il nuovo social che permette, appunto, di fare acquisti direttamente dal proprio profilo Twitter. Basta disporre di un account Paypal, collegarlo al proprio account Twitter, e il gioco ha inizio. Per vendere un prodotto è necessario compilare la scheda dedicata, che verrà visualizzata come un vero e proprio Tweet, ma con una differenza: apparirà il pulsante “Buy”, su cui l’utente potrà cliccare per acquistare direttamente il prodotto. Tutta la transazione avviene tramite Twitter, mentre Chirpify trattiene il 5% di commissione.

ThumbHomeBig

Thumb –Up or Down?

Sicuramente “thumbs up” per il nuovo social network che risponde ad ogni dubbio o domanda. Non sapete decidere il vostro outfit, scegliere il prossimo libro da leggere o comprare un biglietto per quel concerto? Chiedetelo agli altri “indecisi” come voi! Thumb è infatti uno strumento di “personal crowdsourcing”: scattate una foto, ponete la domanda che vi sta dannando, scegliete il vostro target e in un attimo avrete decine di risposte e commenti. Thumb infatti è secondo solo a Facebook per engagement generato, sintomo di una società che non solo ha sempre più voglia di condividere e “spiare”, ma anche forse di una maggiore necessità di “approvazione” e consenso sul social.

 

MySpace – Il grande ritorno

Ma come, non si parlava di novità? MySpace non era “morto” anni fa? Sì, ma è tornato in una veste tutta nuova! Con lo stile di un e-magazine e con elementi “rubati” un po’ qua e là, MySpace ora riassume un po’ tutte le caratteristiche che un social deve avere. Come in origine, MySpace torna in voga per connettere i fans alle popstar. Il primo a rilanciarlo infatti è stato Justin Timberlake, forse un po’ nostalgico di quel mondo che l’ha accolto ai suoi esordi sulla scena pop internazionale.

 

Sina Weibo – Nuovi social dalla Cina

Arriva dalla Cina il sito di microblogging che mixa caratteristiche di Twitter e Facebook. Weibo è già uno dei siti di networking più popolare al mondo, il primo in Cina, con 100 milioni di messaggi postati al giorno. Come Twitter impone un limite di 140 caratteri, con la differenza che in mandarino 140 caratteri consentono un vero e proprio post! Accanto a Weibo spuntano altri siti noti al pubblico asiatico e non: da Youku, la versione orientale di YouTube, al giapponese Mixi, passando per la piattaforma di gaming coreana GREE. Chissà che i nuovi trend non arrivino proprio da qui!

 

Nonostante una certa malinconia per MySpace, il mio primo vero social, mi sento di esprimere un giudizio particolarmente positivo su Thumb: semplice e immediato, ideale per il mobile (ammiettamolo, al giorno d’oggi usiamo più smartphone e tablet dei pc!).

Ora tocca a voi provarli e dirci cosa ne pensate!

Share here!
09 Apr 15:25

5 tool per costruire infografiche e rappresentazioni di dati

by Luigi Ferrara

L’overload informativo si sta trasformando in overload sensoriale: è difficile mantenere l’attenzione sulla stessa pagina (o sullo stesso schermo) per più di qualche secondo. Quindi c’è una tendenza a preferire le immagini o, in generale, i contenuti ricchi di elementi visivi, più immediati e più coinvolgenti fin da subito.

Ecco perché la componente visual è stata senza dubbio il leit motiv di tutti i trend e le strategie di content marketing degli ultimi tempi. Basta guardare, a parte la rapida ascesa di piattaforme basate esclusivamente sui contenuti visivi come Instagram o Pinterest, anche le recenti modifiche ai newsfeed di Facebook e Google+, che valorizzano tantissimo i post “grafici” e tendono a mettere il testo un po’ in secondo piano.

Le infografiche, giustamente, sono la prima cosa che viene in mente: da un lato perché permettono di rendere gradevole alla vista una serie di dati e statistiche, dall’altro perché sono estremamente facili da condividere (e un po’ stimolano anche a farlo). In più, un report sotto forma di infografica fatta bene può essere l’asso della manica di qualsiasi campagna di marketing.

Però non sono altrettanto facili da realizzare: chi non ha un background da grafico o il budget per ingaggiare un professionista potrebbe trovarsi in difficoltà, ma non per questo deve pensare di essere tagliato fuori. Esistono dei modi piuttosto semplici per superare l’empasse, se uno sa accontentarsi: ad esempio si potrebbero usare dei tool che permettono di generare automaticamente le proprie infografiche.

Tool per infografiche e rappresentazioni di dati

Piktochart

Piktochart è un tool interamente web-based che offre sei temi nella versione gratuita (e tantissimi altri nella versione a pagamento). Si può costruire qualcosa di bello usando forme e icone predefinite con un semplice drag and drop, e aggiungere vari tipi di grafico utilizzando i dati importati da un file CSV o inseriti manualmente.

Easel.ly

Easelly non permette di inserire dati reali, ma è ottimo per le mappe concettuali e lo storytelling. L’interfaccia e i temi sono spettacolari, e c’è una grande varietà di oggetti veramente ben fatti (se non vi bastano, potete anche caricare immagini dal vostro PC).

Infogr.am

Infogr.am è un altro tool web-based con l’ interfaccia semplice, ottimo per costruire grafici usando dati reali (ci sono 31 tipi di grafici davvero belli da vedere, compresi scatter plot, diagrammi a bolle e mappe). Permette anche di inserire le proprie immagini.

Visual.ly

Forse il più conosciuto dei cinque elencati, Visual.ly consente di integrare i dati anche da Facebook e Twitter per analizzare hashtag, profili e chi più ne ha più ne metta. Sebbene abbia possibilità di personalizzazione pressochè nulle, incorpora nel sito un vero e proprio marketplace per raggiungere tanti specialisti (ma già solo guardando gli esempi proposti si può prendere ispirazione).

Tableau

Tableau è interessante per la rappresentazione dei dati: una volta scaricato il software si può importare un foglio di calcolo e creare una serie di visualizzazioni interattive (anche le mappe di densità).

Altri tool e risorse utili

Balsamiq

Balsamiq è un tool per il wireframing che consente di impostare diagrammi e schizzi per il design dell’interfaccia sia web che mobile, ma anche per i mockup in generale. Tra le altre cose, il team è in buona parte italiano!

TimelineJS

TimelineJS si poggia su Google per costruire una linea temporale che può contenere link da Youtube, Flickr, Twitter, SoundCloud e tante altre fonti. E’ fantastico per le narrazioni lineari e interattive (la storia di un’azienda ad esempio, ma anche il report di una campagna).

Present.me

Present.me è un tool utilissimo perché ci si può registrare mentre si fa una presentazione, con le slide da un lato e il presentatore dall’altro.

09 Apr 15:18

Berlino come allora – Alice Fassina

by Redazione

Con la serie “Berlin heute wie damals“ (Berlino oggi come allora) ho voluto mostrare il volto della Berlino che sta scomparendo, dei vecchi Altbau, cioè i palazzi vecchi ma non ancora restaurati (come invece sta succedendo in moltissime zone), come se il tempo si fosse fermato al periodo appena successivo alla caduta del muro. Questi ultimi scorci di palazzi decadenti mi fanno sognare ad una realtà molto diversa da quella attuale, dove il lusso e le comodità non erano ancora di casa, ma ci si doveva invece rimboccare le maniche, “farsi da soli”. Ma era proprio questo il bello del dopo-muro, una città rinata, nella quale nei primi anni regnava l’anarchia, sia a livello istituzionale sia tra la popolazione, in cui tutto doveva essere ricostruito. E mi ci sarei immaginata proprio bene, in questa Berlino est invasa da ragazzi che occupavano case, che organizzavano rave, concerti, riunioni… una generazione che ha plasmato il volto di Berlino, un volto ormai sempre più pallido.

Alice Fassina

Alice Fassina è di Venezia, ma si sente cittadina del mondo. Sin da giovane ha iniziato a viaggiare e a vivere lontano da casa, conoscendo nuove culture, ma è proprio a Berlino che ha sviluppato la sua passione per la fotografia. Alice è attratta dall’architettura, dalle simmetrie, dai giochi di ombra. Dopo una laurea in lingue orientali, ora ha deciso di cambiare… vuole fare la costumista! La fantasia e la manualità sono il suo pane quotidiano, ha bisogno di creare per sentirsi viva. Quale lavoro migliore?