IN LIBRERIA DAL 5 GIUGNO 2018
Tizianogioiellieribel post. Brava Michi
Human è un documentario del 2015, curato da Yann Arthus-Bertrand, ambientalista, fotografo e regista. Si tratta di una serie di interviste fatte a più di 100 persone provenienti da ogni parte del pianeta. Le interviste sono accompagnate da immagini aeree di diverse parti del globo. Da anni Arthus-Bertrand fotografa e riprende il pianeta Terra dall’alto di elicotteri, mongolfiere ed aerei, restituendo l’immagine di un mondo straordinario. Human è un film semplice, senza commento, con una bellissima musica, curata da Armand Amar. Le persone rispondono a domande che non si ascoltano, ma s’intuiscono. Esse riguardano l’amore, la morte, il lavoro, la migrazione, la felicità… Human è un film commovente, forte, toccante. Si può trovare facilmente su YouTube anche con sottotitoli in italiano. E’ diviso in tre parti da un’ora ciascuna, ma si può vedere a pezzi, non avendo una vera e propria trama. E’ il primo film interamente prodotto (pagato) da due istituzioni no-profit. Nonostante sia lungo, non stanca mai: è un film da consigliare a tutti. Così come gli altri film di Arthus-Bertrand.
L'articolo Human, di Yann Arthus- Bertrand (2015) sembra essere il primo su Equilibra.
TizianogioiellieriBuon post
«Gran parte del nostro atteggiamento verso le cose è condizionata da opinioni ed emozioni che abbiamo assorbito inconsapevolmente da bambini dall’ambiente esterno. In altre parole, è la tradizione – oltre ad attitudini e qualità innate – che ci rende quel che siamo. Riflettiamo raramente su quanto l’influenza del pensiero consapevole sul nostro comportamento e sulle nostre convinzioni sia piuttosto debole rispetto al peso potente della tradizione».
Albert Einstein
Di fronte ad un problema di comunicazione, le persone tendono a pensare di avere un problema con una (o anche più d’una) persona. Osservano la persona comportarsi in un certo modo, giudicano quel comportamento l’espressione del suo carattere, il quale è identificato con la sua essenza. Così diciamo: “Lui/lei è…” ed individuiamo in questo loro stato il motivo del problema. L’essenza (non appropriata) delle persone, come fosse una condizione del loro essere, una qualità fisica del loro corpo. Le persone così considerate non vanno bene e i nostri problemi di comunicazione sono dovuti a questo loro modo d’essere. Ma è proprio così?
Quando le persone comunicano (vivono) tra loro, in realtà, i fattori che guidano i loro comportamenti sono molti di più di quelli che appaiono a prima vista. Certo, c’è anche il cosiddetto carattere, ossia la somma di abitudini che una persona ha acquisito nel suo processo di crescita e che tende a ripetere costantemente, ma esso non è così preponderante come si tende a credere. I comportamenti delle persone sono guidati anche da altri fattori quali il contesto in cui si trovano, le modalità di organizzazione dei loro rapporti, i rapporti di potere presenti, i comportamenti altrui, l’interpretazione del comportamento altrui. Infine, i comportamenti delle persone sono influenzati profondamente dalle teorie che le persone hanno di come funziona la comunicazione tra le persone. Ogni persona ha delle teorie, a volte anche molto articolate, di come dovrebbe funzionare la comunicazione, di ciò che è permesso o no, di come, quando, dove e con chi attuare un comportamento. Una volta una signora, invitata a parlare bene di sé, mi rispose che “non si parla bene di se stessi, sono gli altri che devono farlo”. Ecco un esempio di teoria, di attesa o regola che le persone hanno. Ancora: ognuno di noi, ad esempio, ha una “teoria del saluto”: si saluta tutti quelli che si conosce, ogni volta che si incontra, c’è un saluto per quando avviene l’incontro (ciao, buongiorno, salve, come sta?) e un saluto diverso per quando ci si lascia (arrivederci, buona serata) e così via. Però ci sono luoghi in cui ci si vede spesso e così alcuni sentono l’esigenza di salutarsi ogni volta altri no. Così per molte situazioni abbiamo teorie che guidano i nostri comportamenti: le abbiamo per situazioni semplici come l’incontro, ma le abbiamo anche per situazioni più complesse come conflitti o accordi, relazioni di coppia, relazioni in team eccetera. Carl Rogers, in un libro che esplora il rapporto di coppia arriva alla conclusione che il problema che hanno le coppie sono le idee di coppia che i due partner hanno. Sono i modelli di coppia che creano problemi alle persone, non le persone in se stesse. E questo mi pare interessante. Le teorie o i modelli che abbiamo condizionano i nostri comportamenti in modo profondo, a volte anche a scapito di noi stessi, delle nostre possibilità. Ora, tendiamo a non considerare queste teorie in modo proporzionale al peso che hanno sulle nostre vite. Semplicemente, le dimentichiamo. Più propriamente esse sono state assorbite e sono diventate inconsapevoli. E così non le vediamo più e non vediamo più il ruolo che hanno sui nostri e altrui comportamenti.
Se ritorniamo al tema iniziale e ci domandiamo da dove nascono i problemi di comunicazione delle persone, ecco che la risposta potrebbe essere: dalle teorie che le persone hanno di come funziona la comunicazione, non da come le persone sono. Le teorie di comunicazione sono un problema, non l’essenza persone. Molto spesso le persone stanno seguendo una teoria inappropriata per quello che sta accadendo, per come funziona l’essere umano. Non abbiamo bisogno di persone migliori, ma di teorie migliori.
L'articolo Guardare le teorie, non le persone sembra essere il primo su Equilibra.
Non poteva mancare lui, lo psicotico più famoso dei fumetti e del cinema: dopo tanti trailer dedicati ai super-criminali più importanti della Suicide Squad – Deadshot, Harley Quinn – è finalmente arrivato il turno di Joker.
Psicotico, pericoloso e fuori controllo, il personaggio interpretato da Jared Leto recupera la visibilità in un video interamente dedicato a lui.
Colonna sonora, ovviamente, Bohemian Rapsody dei Queen, per una carrellata di scene inedite che mostrano il Joker contro Batman, alla guida degli altri cattivi e, perfino, stretto in un bacio appassionato con la sua Harley Quinn. Non proprio una coppia di teneri piccioncini ma forse a loro modo…
Intanto, il conto alla rovescia corre veloce verso la data di uscita di Suicide Squad, che nelle sale italiane arriva il 13 (anziché il 18) agosto.
TizianogioiellieriBravo Bocca. Bel post. Tz
Non c'è quasi mai il fascino dell'originalità, nei film-documentari che raccontano la storia dei grandi musicisti sul piccolo schermo.
Inevitabilmente sfoggiano una voce fuori campo, una serie di interviste ai diretti protagonisti (se ancora in vita) o ai testimoni dell'epopea resuscitata, e infine una quantità variabile di esibizioni estratte dal repertorio live.
Che coltellate d'ovvio, che grammatica premasticata.
Per questo simili prodotti languono nelle pieghe oscure dei palinsesti o nelle fasce orarie in cui la predisposizione umana è quella al riposo:
manca l'evoluzione del genere, e ancora di più latita la consapevolezza che si possa parlare a un pubblico giovane derubricando il format del trombonismo.
Ciò premesso, e denunciando già in partenza il tono celebrativo anche dell'opera di cui sto per scrivere, sere fa alle 23.34 Rai5 ha trasmesso qualcosa di altamente istruttivo oltre che di musicalmente amorevole.
Si trattava di "Genesis: sum of the parts", che poi altro non era che un docufilm diretto da John Edginton.
Il solito tributo alla band, da un lato, ma dall'altro anche la psicoanalisi di un gruppo affamato - nella sua fase migliore - di trasgressione degli standard artistici e sociali.
Tutto in quel momento atomico tra la seconda metà degli anni Sessanta e la decade successiva dove una generazione iper talentata esprimeva in studio e in concerto l'esigenza inderogabile di rinnovamento.
Lo stesso spirito con cui Peter Gabriel, Phil Collins e gli altri compagni di palcoscenico hanno sfondato la gabbia delle canzoni da tre minuti azzardando brani infiniti a base di liriche e note oniriche.
«Progressive rock», è la definizione che più volte lancia in campo il documentario di Edginton.
Ma il fatto è che era la vita intera dei Genesis ad essere progressive, profumata in ogni sua sfumatura di quelle complessità e testardaggini indispensabili all'abbattimento del conform.
Per questo alla fine del tragitto storico del gruppo, "Genesis: sum of the parts" sparge malinconia;
perché si spinge fino agli anni Novanta quando prevale, almeno nel caso del gruppo anglosassone, il piacere di fare business.
Che tristezza;
e che lezione, pure, da tenere sempre a mente.
TizianogioiellieriGrande Linus. Il suo blog (molto seguito) è davvero un forum di storie degli ascoltatori della radio. Bella storia. Tz
La lettera di questa settimana è quella di Marco, un ascoltatore di vecchia data, di quelli che una volta o due all’anno ci passano a trovare. Uno di quelli che non arrivano mai a mani vuote. Ma ai regali fisici, per quanto graditi, preferisco cose come questa:
Caro Linus
vorrei condividere con te un episodio che mi è capitato, su cui ho riflettuto in queste settimane.
17 giugno dell’anno scorso: sono su un Frecciarossa diretto a Roma con moglie e sorella per un evento di lavoro. Scendiamo a Termini e mi accorgo che insieme a noi sta scendendo dal treno Rocco Tanica.
Lo tallono, sono fan degli Elii dal 1991, non ho mai incontrato nessuno di loro, nonostante decine di concerti. Lui ha le cuffiette e un cappellino. Io sono in giacca e cravatta. Lo chiamo: “Sergione!” lui mi guarda e mi dice “Ci conosciamo?” e io “No. Volevo solo salutarti”. Lui mi stringe la mano e io gli dico: “Grazie per 25 anni di musica e risate”. E lui a quel punto si illumina, mi ringrazia e mi abbraccia.
Ci ho ripensato molte volte nelle settimane successive… aver detto una frase cosi “melodrammatica” invece della classica cazzata divertente che avrei potuto dire ad un componente degli Elii.
Un mese fa sono stato al Forum al concerto degli Elii. E Tanica, come saprai, ha dato l’addio a tutti dicendo che non suonerà più dal vivo e ringraziando per 35 anni magnifici, “un bellissimo giro di giostra”. E si è commosso. Io li per li ho pensato che non era giusto, che lui è importante per gli Elii, che dal vivo non sarebbe più stata la stessa cosa…
Quando dopo qualche giorno ho letto l’articolo che parlava di lui e della sua depressione, ho pensato che i miei pensieri al concerto erano tutte cazzate egoistiche.
E che la frase che gli avevo detto un anno fa, forse poi non era stata cosi “sbagliata”.
E questa cosa mi ha ricordato che il segreto della vita è non dar mai nulla per scontato.
Non è scontato che Tanica suoni ancora negli Elii e ci faccia divertire. Non è scontato che tu vada in onda ogni santa mattina per altri 30 anni facendoci compagnia.
Quando accade, bisogna saperlo apprezzare, e quando c’è l’occasione, ringraziare.
Perció grazie, zio Lino.
Ti auguro una buona stagione estiva, radiofonica e sportiva (per quanto vorrà concederti quel tuo dannato tendine..)
Un abbraccio e ci si vede a Natale con lo zola
Marco
Tizianogioiellieribel post. Condivido
Spesso in televisione rimbombano tre veloci parole (no: non sono purtroppo «sole, cuore amore») che in apparenza danzano innocue e quasi invitanti.
Si tratta di «racconto», «narrazione» e «storytelling».
Termini che, nelle intenzioni dei comandanti di turno a palazzo, vorrebbero esprimere un nuovo e brillante modo di consegnare al pubblico la realtà, ma che di fatto mirano a levigare la visione scomoda dei fatti italiani.
«Non disturbate il manovratore!», sembra di leggere sulla facciata di palazzo Chigi, che poi è la versione 2016 di quel «Lasciatemi lavorare!» già in passato in auge.
Niente di cui stupirsi, ci mancherebbe:
molto meglio, per chi pigia i bottoni, un Paese in cui tutto diventi fantasy, serie tv, manipolazione in chiave light delle asperità sociali e politiche.
A mano a mano, dolcemente ma anche velocemente, faticheremo a cogliere la differenza tra una puntata di "House of Cards" e una discussione parlamentare su "Banca Etruria's Cards".
È lì che si vuole arrivare, è lì che l'interesse dei forti punta, anche se in verità c'è ancora chi al telebromuro della compiacenza preferisce la dignità.
Mi riferisco all'esperimento in due puntate che domenica sera Raitre ha battezzato con il titolo "Rec".
La responsabilità del capobanda Sigfrido Ranucci, già cervello in servizio a "Report", era ed è quella di aiutare un gruppo di giovani cronisti (di "Report", appunto, "Presadiretta" e della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia) a confezionare inchieste che profumino di modernità.
La scalata dell'Everest in infradito, detta così.
Eppure il tentativo è in parte riuscito.
Nel senso che le tre inchieste proposte l'altra sera, e realizzate da Danilo Procaccianti, Lucina Paternesi (con la collaborazione di Michela Mancini e Alessia Marzi) e Alessandra Borella (con la collaborazione di Cecilia Bacci), avevano il gusto lieto di chi ha sincera voglia di fare, provare, verificare, contrastare, indignare.
La bellezza, insomma, di chi non ha ancora guastato l'animo con la troppa esperienza, e impiega intanto con convinzione il proprio talento.
Il punto (buono) di partenza per ricostruire i lati chiari e anche assai scuri dell'imprenditore Angelo Mastrolia, le vergogne dei pediatri troppo amanti del latte artificiale e lo scandalo degli insegnanti di sostegno senza il sostegno dei doverosi titoli.
Poi, certo, ci sono gli aspetti meno entusiasmanti di "Rec".
C'è lo sforzo di un linguaggio cheap-cinematografico («narrazione», ricordate?, quella grottescheria evitabile della «narrazione»), l'utilizzo barocco della drammaturgia musicale e - soprattutto - una formula d'investigazione più orizzontale che verticale;
ossia affollata di elementi utili ed evocativi, ma senza la progressione logica e strutturale che miri con precisione al punto.
Niente di grave, niente di definitivo.
Avranno tempo, i giovani colleghi, per costruire al meglio la propria autorevolezza;
nell'attesa è bello che per due settimane abbiano a disposizione una palestra in prima serata.
TizianogioiellieriInvidia (sana)
Tizianogioiellieribene la notizia. Buon post
IMOLA – In seguito al bando per le iscrizioni scolastiche 2016/2017 alla scuola primaria, a conclusione delle operazioni mirate al collocamento dei bambini nelle varie scuole presenti sul territorio, sono risultati in esubero, rispetto alle loro scelte, 12 famiglie residenti nel Comune, rispetto a 606 famiglie collocate nelle scuole di loro scelta. In esubero risultavano anche 6 famiglie residenti fuori Comune, che sarebbero state inserite una volta soddisfatte le domande dei residenti.
“In seguito ad una riunione tenutasi il 16/03/2016, con alcuni Dirigenti scolastici del territorio e l’Amministrazione Comunale rappresentata dalla sottoscritta, sono state raccolte tutte le criticità riportate dalle famiglie che, pur avendo a disposizione posti a tempo pieno nei plessi Carducci e Sasso Morelli, avrebbero preferito comunque scegliere un tempo modulare in altri Istituti. Questa scelta ha rappresentato una situazione completamente nuova rispetto ad altri anni scolastici, in cui non si sono create, come avveniva in passato, le condizioni per aprire la seconda sezione a tempo pieno alla scuola Carducci” spiega Giuseppina Brienza, assessore alla Scuola.
“Il Comune, preso atto del fatto che non aprire la seconda sezione a tempo pieno alle Carducci avrebbe comportato un impoverimento di offerta a tempo pieno sul territorio imolese, in concerto con i Dirigenti, si è attivato per recuperare questa possibilità, creando le condizioni a che si possa aprire all’IC5 Sante Zennaro una nuova classe a tempo pieno, sfruttando le risorse interne dell’Istituto – aggiunge l’assessore Brienza -. Il plesso Sante Zennaro è stato scelto in virtù della presenza degli spazi fisici che consentiranno di accogliere gli alunni”.
L’Ufficio scuole del Comune ha contattato le famiglie seguendo un ordine di priorità – prima gli esclusi in prima, seconda e terza scelta di Sante Zennaro, poi le famiglie degli esuberi, che, in molti casi combaciano con i primi ed infine i residenti fuori comune – per garantire i diritti di tutti e per verificare che vi siano gli effettivi numeri per aprire una nuova classe. Ed in effetti gli alunni iscritti a questa nuova prima classe a tempo pieno della scuola primaria Sante Zennaro sono 20.
Si confermano così a 15 le classi prime a tempo pieno, per il prossimo anno scolastico.
Appurato ciò, si è verificata la disponibilità dell’Ufficio scolastico territoriale, rappresentato dal dott. Schiavone, per avere un parere riguardo l’eventuale apertura di una nuova classe che verrà resa a tempo pieno a Sante Zennaro. “Con soddisfazione di tutti, il parere è stato favorevole – dichiara l’assessore Brienza – . Siamo quindi molto soddisfatti, come Amministrazione comunale, riguardo alla soluzione di un’operazione complessa, portata a termine in poco tempo, che ha consentito il mantenimento di una sezione a tempo pieno sul territorio di Imola e di dare risposta positiva alle famiglie che erano in esubero rispetto alla loro scelta ed esigenza di tempo pieno”.
“Nel mese di aprile, inoltre, inizierà un tavolo di incontri per il riordino della rete scolastica imolese, dove uno degli argomenti centrali sarà la rivalutazione ed il potenziamento dell’offerta formativa e didattica degli istituti comprensivi, in particolare modo l’Istituto comprensivo 2, oltre che la messa a punto di un sistema condiviso che consenta una distribuzione omogenea dei bambini e ragazzi di famiglia non italiana, nel nostro territorio” conclude l’assessore alla Scuola, Giuseppina Brienza.
Tizianogioiellieribrava #lauradiradiodeejay anche il suo blog è leggero e piacevole a leggersi nel quotidiano. Più impegnativo del blog di #linus (Laura è donna, caratteristica non da poco) ma comunque piacevole e lieve leggerla. Mi ci fermo spesso e tengo volentieri il feed nel suo blog. Tz
E così siamo arrivati, (quasi) alla fine di questo viaggio. Se la mia vita fosse una serie televisiva adesso ci sarebbe un veloce riepilogo, montato sulla musica della sigla, in cui si ripercorrono le tappe di questi miei ultimi nove mesi. Niente di diverso da ciò che accade alle altre donne, citerei la Pausini di un paio d’anni fa, in accappatoio sul palco, ma abbiamo sempre detto che cercheremo sobrietà d’espressione, quindi dico solo che l’inizio del nono mese di gravidanza significa che io mi debba fermare nel lavoro.
Mi dispiace, perché leggi a parte, che sono sacrosante, nel rispetto di tutte le donne che lavorano davvero e duramente, sarei andata avanti, proprio perché il mio lavoro è meno difficile di tantissimi altri. In fondo io mi siedo e schiaccio un bottone, poggio le mie zampone su uno sgabello, (ah signora mia, ho due caviglie che sembrano cotechini ultimamente) e chiacchiero.
Sono una che non molla mai, forse si è capito tra le righe, la forza la trovo anche quando il corpo si oppone e poi la gravidanza non è un malanno, è uno stato di grazia, se non fosse per qualche piccolo effettuccio collaterale, tipo: prova a raccogliere qualcosa da terra, a salire le scale velocemente o a sfilarti un paio di calzettoni con eleganza.
Comunque sia, dopo questo fine settimana, a partire dal 26 marzo il programma passerà nelle mani di Frank e Sarah Jane, li conoscete già e li riapprezzerete presto (grazie ragazzi). Io farò la mamma, magari scrivendo ogni tanto nel blog per chiedere consigli a tutte quelle donne che lo sono già, accompagnate da papà che ormai sanno gestire i piccoli alla grande, che mi hanno scritto dopo il precedente post regalandomi tanto amore. Grazie davvero a tutti, anche per questi mesi di Megajay pomeridiano. La radio lo so mi mancherà, anche se tutti, ma proprio tutti quelli che ci sono già passati, non fanno che dirmi che non so di cosa io stia parlando. Che basterà un faccino paffuto a farmi cambiare idea.
Lei mi dà un calcio e sa già di essere in cima a tutte le classifiche.
A presto amici.
Tizianogioiellieribel post. allegro. #linus è bravo e leggere il suo blog è una piacevole abitudine quotidiana
Se non si fosse capito, sono un filo stanco.
Così stanco che è una settimana che non faccio nulla, nel senso di corse, biciclette o fatiche del genere.
Questa Pasqua arriva proprio nel momento giusto, a mezzogiorno, appena finito il programma parto e vado a Riccione.
Sarà un po’ un viaggio della speranza, ho paura del traffico ma soprattutto di Bruna.
Che credo sia pronta per battezzarmi la macchina.
Grazie per tutto quello che mi regalate ogni giorno, ci sentiamo lunedì 4.
Auguri!
Nella notte antica dei tempi, conducevo assieme ad altri infedeli su Radio Popolare un programma notturno che si chiamava - appunto - "Notturnover".
Era un modo anni Ottanta per sfuggire al ramazzottimismo lombardo e mostrare l'altro volto della capitale craxiana.
Si partiva attorno alle 23, e si finiva tra le nebbie che era già notte tarda.
Un luogo amato e ben frequentato, partendo dal caterpillico Massimo Cirri fino a quel genio di Sergio Ferrentino.
Una casa cara e accogliente dove ogni tanto, all'ora in cui le brave persone dormivano, arrivava la telefonata fuori onda di un ascoltatore speciale:
si chiamava Guido, di nome, e Meda di cognome.
Era un giovane giornalista sportivo che il lavoro provvisoriamente aveva spostato a Capodistria, patria allora di un'omonima emittente.
«Ciao», ricordo disse una volta questo tal Meda Guido, «sono qui ad ascoltarvi e mi viene un po' da ridere e un po' da piangere, perché chissà come finirà tutta questa mia avventura...».
Dubbi ora confluiti in una carriera fulgida:
il Meda Guido dell'epoca, infatti, è il mio dio personale del MotoGp.
Un uomo in grado, mercoledì sera su Sky Sport, di intervistare il brumbrum Valentino Rossi come pochi avrebbero saputo fare:
con dolcezza, tanta, e decisione, tanta, e capacità maieutica di esprimere il personaggio;
al quale, non a caso, è legato da talento sincero.
Dopodiché è stato logico e speciale assieme il flusso di racconti da Tavullia al paddock:
non lo stupidario retorico del già visto e sentito, ma la confidenza vigile di un grande sportivo.
Uno, per intendersi, che con l'aria bambina da trentonnenne anomalo, ha costruito uno stile e un'identità internazionale;
senza parlare, tra parentesi, dell'arte sopraffina nel far scordare gli scheletri più antipatici.
«Tanta roba», commenterebbe un tifosissimo a bordo pista.
Io invece mi limito ad applaudire, composto, questo esempio di televisione costruito con semplicità, competenza e accessibilità linguistica per i non addetti ai motori.
Oggi, 2 aprile, è la giornata mondiale dell’autismo. Una delle sindromi più misteriose, impossibile da pronosticare, prevenire o individuare. A volte addirittura da diagnosticare.
Ma soprattutto in crescita in maniera impressionante: le statistiche italiane parlano di un bambino ogni 100 fra quelli che nascono, quelle americane addirittura di uno a sessanta.
Curioso che il colore distintivo sia il blu, lo stesso dei Puffi. Come se involontariamente si volesse pensare a queste persone come degli eterni bambini. Ed è un pensiero che viene ogni volta che si incontra una coppia genitore-figlio. Come se si realizzasse il sogno egoista di farli rimanere per sempre cuccioli.
In maniera casuale, ieri e l’altro ieri mi sono trovato a presentare due libri bellissimi, ve li consiglio. Storia del mio Bambino Perfetto di Marina Viola e Baci a Tutti della coppia Franco e Andrea Antonello.
http://video.deejay.it/copertina/andra-fuorionda/2157/2159
Tizianogioiellieriche bellezza.
Adesso so cosa risponderò quando mi chiederanno qual è stato il più bel giorno della mia vita: ieri, l’otto gennaio. Quando ho rivisto Miki camminare con quella che per adesso è solo l’imitazione della sua tipica andatura ciondolante. Ma a me sembra volare.
Non potete immaginare quanto sia felice. Adesso. Come non potete immaginare cosa voglia dire correre al Pronto Soccorso con vostro figlio in braccio.
Adesso ve lo posso anche raccontare: domenica pomeriggio si era arrampicato su una sedia per raggiungere una mensola, è scivolato ed è caduto picchiando la schiena contro lo spigolo del letto. E di colpo non muoveva più le gambe.
Vi risparmio tutto il resto.
Quattro giorni da incubo, addolciti solo dalla gentilezza dei medici e degli infermieri dell’Ospedale di Cesena.
“Non può capitare a mio figlio”, pensi.
Ma poi pensi “a qualcuno deve capitare, chi sono io per poter dire a me no?”.
E ogni volta che rispondi a un messaggio non vuoi essere troppo negativo per non portarti sfortuna da solo, ma al tempo stesso non puoi ostentare una sicurezza che non hai. Ma che tutti ti chiedono.
Terribile. Fino a ieri. Il giorno più bello della mia vita.
Shock midollare, si chiama.
O Stupor.
O miracolo. Bella Miki.
Ps: ieri sera sono rimasto da solo, Carlotta era in Ospedale , io a casa. Non avevo voglia di guardare la tv, e comunque non lo avrei fatto. Avevo un debito da saldare. Ho preso l’iPad e mi sono letto TUTTI i commenti. Con la faccia piena di lacrime. Grazie, siete stati meravigliosi.
http://video.deejay.it/copertina/michy-ospedale/1556
Mentre una parte del mondo scivola sempre più all’indietro, verso una specie di nuovo Medioevo, un’altra sembra finalmente riaffacciarsi alla normalità. Dopo 55 anni, gli americani fanno pace con Cuba. Era ora.
Ci sono stato una volta sola, per pochi giorni, nel gennaio del 2005. Giravamo lo spot della Citroen C2, quello con l’alieno incazzato che mi viene a chiedere di abbassare il volume. Le riprese erano di notte, su una piccola spiaggia, con l’effetto del vento ottenuto facendo girare la turbina di un vecchio aereo. Freddo e rumore sono i primi ricordi.
Ma il più importante è un altro. Mi ero portato da casa la musica che i ragazzi dello spot avrebbero dovuto ballare, peccato che dopo pochi ciak fosse evidente che non era proprio il loro genere.
Tutt’altro atteggiamento nei fuori onda, quando la palla passava al dj locale. C’è in particolare una canzone latina, un reggaeton, mai sentita prima, che li fa saltare come dei pazzi. Fermi tutti, usiamo questa, dico. Era La Gasolina, che in Europa sarebbe dovuta uscire l’estate successiva ma che invece per colpa mia diventò subito il tormentone che ricordate.
E via con la ruota da pavone. Ma era stato solo culo.
http://video.deejay.it/copertina/citroen-2/1470
TizianogioiellieriMolto interessante. Tz
Un annetto fa, ho installato su questo blog Broken Link Checker.
Come suggerisce il nome stesso, è un plugin di WordPress – gratuito – che tiene sotto controllo i link presenti all’interno dei post e dei commenti, e se ne trova di rotti o non funzionanti li notifica in un apposito pannello, permettendoti di correggerli (o di eliminarli).
Questa la situazione quando ho lanciato il plugin,
e questa 2 giorni dopo:
In pratica, Broken Link Checker ha scovato subito 1.632 link rotti su un totale di 31.122 link, e poche ore dopo altri 1.035: significa che più dell’8,5% dei link presenti sul TagliaBlog risultavano non funzionanti.
A 12 mesi dall’installazione, e nonostante continui a pubblicare post pieni di link (che ricevono commenti, a loro volta con dentro link), il plugin seguita incessantemente a segnalare broken link, al punto che oggi sono arrivato ad avere poco meno di 26.300 link in uscita:
per la precisione, 4.827 link in meno rispetto ad un anno fa.
Da quanto ho potuto notare, nella stragrande maggioranza dei casi i broken link sono generati:
La ragione di tutti quei timeout? Mesi fa son passati dal dominio ReadWriteWeb.com a ReadWrite.com, ma si sono persi per strada i reindirizzamenti…
Sistemarli migliora il posizionamento?
Questo è un punto molto dibattuto. Non credo che Google abbia mai affermato ufficialmente che avere qualche link esterno rotto possa penalizzare il ranking della pagina che lo ospita, ma all’interno delle ultime linee guida per i Quality Rater ho trovato questo punto:
Tradotto, il punto in questione parla di mancanza di cura, di siti un pochino trascurati, che in quanto tali possono contenere link rotti.
Per estensione, ne deduco che avere pagine con molti link non funzionanti potrebbe significare (per Google) che il sito è un po’ lasciato al suo destino, abbandonato a se stesso. E questo non è certo un buon segnale da dare al motore di ricerca, e soprattutto all’utente.
Già, l’utente e la sua “esperienza d’uso” del sito.
Direi proprio di sì.
Sappiamo bene quanto peso stia dando Google alla user experience, e un sito con un sacco di link – esterni o anche interni – che restituiscono un 404 non è certo un bel biglietto da visita.
Se l’utente clicca su un link e non lo trova funzionante, è probabile che chiuderà la linguetta del browser, abbandonando la navigazione del tuo sito: minor tempo di permanenza sulla pagina, e anche un brutto ricordo nella memoria del visitatore.
E se scappa in fretta e non torna più sul tuo sito, è probabile che in qualche modo anche il motore di ricerca se ne accorga, con tutte le conseguenze del caso.
Se possiamo (forse) tollerare qualche link rotto qua e là, dobbiamo però ricordarci di quanto sono importanti i percorsi di navigazione per i motori di ricerca, percorsi che ai link, e al loro buon funzionamento, sono strettamente collegati.
Nella famosa guida introduttiva di Google all’ottimizzazione per motori di ricerca, ci sono 2 capitoli (“Rendi il tuo sito semplice da navigare” e “Rendi il tuo sito più facile da navigare”) che parlano proprio di questo punto.
Si dice:
La navigazione di un sito web è importante per permettere ai visitatori di trovare velocemente il contenuto che desiderano. Essa può inoltre aiutare i motori di ricerca a comprendere quale contenuto è ritenuto importante dal webmaster. Sebbene i risultati di ricerca di Google siano forniti a livello della pagina, a Google piace conoscere quale ruolo una pagina rappresenti all’interno di un’architettura più ampia del sito.
Nella guida viene consigliato di usare “prevalentemente link di testo per la navigazione”, cosa che “rende l’identificazione del contenuto del tuo sito più semplice per i motori di ricerca”.
Infine si suggerisce di creare pagine 404 utili e personalizzate, che possano migliorare la user experience del tuo visitatore.
Capisci quanto sono importanti i link, anche quelli interni al tuo sito? E Broken Link Checker ti aiuta a scovare (a aggiustare) quelli rotti, qualora ce ne fossero.
Grazie a questo plugin ho eliminato migliaia di link esterni rotti, sistemato una dozzina di link interni ed eliminato una trentina di post che non avevano alcun senso, perché parlavano di prodotti/servizi non più esistenti: me ne sono accorto proprio per il fatto che i link puntavano a pagine inesistenti, o a domini cancellati. A cascata ho eliminato anche una decina di tag inutili, collegati a tali post.
Posso in sintesi dire che Broken Link Checker mi permette di mantenere sotto controllo il buon flusso del link juice che scorre all’interno del mio blog (e fuori da esso).
E’ un po’ come avere i tubi dell’acqua sempre perfettamente efficienti e senza perdite: trattieni più acqua sul tuo sito, la distribuisci meglio alle tue pagine, ed eviti che finisca dispersa.
E il tuo giardinetto crescerà sano, rigoglioso e ben irrigato.
Dieci anni fa ho trasmesso per la prima volta a Radio Deejay.
Vic ed io andammo in onda insieme. Lui paziente guida, io trepidante e angosciatissima nuova entrata.
Ogni tanto ripenso a quei primi giorni e mi rivedo così lontana, dieci anni sono tanti, anche se mi sembrano passati in un soffio.
L’ho raccontato tante volte cosa rappresentasse per me questa radio. Era tutto, era il mio punto d’arrivo, la vetta della montagna che avevo iniziato a scalare a mani nude, contro ogni pronostico. Pensavo di essere già troppo adulta per un esordio, avevo una lucida consapevolezza di quanto immensi fossero i personaggi che erano passati da questa frequenza. Avevo paura di un rifiuto da parte dell’unica persona che secondo me in tema di radio aveva ed ha ancora tanto da insegnare a tutti quelli che fanno il mio lavoro. Mi ripetevo: “se Lui dice no, il sì di un altro non avrà sapore”. Perché esiste uno stile Deejay che rende questa radio diversa ed unica anche quando tutto sembra omologato. Io volevo quello. Volevo un pezzetto di quel mondo e di quello stile.
Se dovessi riassumere con qualche scatto le emozioni di questi anni metterei di sicuro quel primo mese accanto a Vic, il film di Natale della radio, la prima volta in Aquafan, Amiche per l’Abruzzo, la Deejay ten, le canzoni di Natale, Rossi di Sera insieme a Rudy, le mille dirette dell’alba, le tante risate con i miei colleghi, la festa dei trent’anni.
Sono contenta di questo mio compleanno radiofonico.
Un’altra cosa che mi rende felice è il rapporto costruito con gli ascoltatori di Deejay. Quello che fate per noi è davvero impagabile. E per il vostro meraviglioso sostegno, anno dopo anno, diretta dopo diretta, non finirò mai di dire grazie.
TizianogioiellieriChina girl
Leonardo Manera |